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Alpi senza neve. Filippo Thiery: “se questo regime persiste mancheranno adeguate riserve idriche”

Filippo Thiery, meteo, neve, siccità“Il freddo di questi giorni allontana i timori sul riscaldamento globale” titolava qualche giorno fa il Messaggero in prima pagina. Titolo poi revisionato con un errata corrige arrivata sui social a tempo da record per calmare le acque “Nella prima pagina di sabato, nell’occhiello della foto sul gelo al Sud, purtroppo è saltato un ‘non’ prima di ‘allontana i timori sul surriscaldamento globale’“, cambiandone così il senso. Ce ne scusiamo con i lettori. Ma evitiamo #polemicheinutili”.

Un vero peccato che il titolista si sia perso su questo piccolo dettaglio perché nell’articolo si parla correttamente di meteo, di quelli che sono stati i fenomeni degli ultimi giorni e delle nevicate che hanno interessato il Sud” ci spiega Filippo Thiery, meteorologo del programma Geo e specialista per quanto riguarda le previsioni a Ottomila metri.

 

Filippo gli eventi che hanno interessato il Sud in questi primi giorni del nuovo anno quanto sono eccezionali?

Tutto sommato, un’irruzione di aria fredda sulle regioni adriatiche con neve a bassa quota, rientra nelle dinamiche di un trimestre invernale. Questo perché sull’Italia il freddo intenso arriva da Est, dai Balcani, per cui le prime Regioni ad essere raggiunte sono sempre quelle adriatiche.

Per quanto riguarda invece l’assenza di precipitazioni al Nord?

Il tempo eccezionalmente asciutto al Nord, in particolare sull’arco alpino, lo possiamo inserire in un’anomalia. Ovviamente però legare le anomalie al cambiamento climatico è sempre complesso perché il singolo evento non fa statistica e il clima, per definizione, è dato dalla media di quel che accade nell’arco di tanti decenni. Nonostante questo però l’assenza di precipitazioni di questo inverno è certamente una spiccata anomalia che si va ad inserire in un periodo climatico in cui, negli anni, è capitato spesso di osservare questa latitanza di precipitazioni su zone invece tipicamente molto piovose.

Si può quindi dire che quel che sta accadendo al Nord, a differenza degli eventi avvenuti al Sud, si può inquadrare nel discorso del cambiamento climatico e dei cambi di regime di precipitazione.

Si potrebbe dire che è una situazione all’esatto opposto rispetto all’anno scorso, quando le Alpi sono state interessate da un’abbondanza di precipitazioni?

Si, anche se l’inverno passato è stato eccezionalmente mite nonostante al Nord ci siano però state abbondanti precipitazioni.

Anche questo volendo si può inquadrare in uno scenario di cambiamento climatico. In pratica questi inverni miti, come lo sono stati la maggior parte degli ultimi anni, sono causati da una latitanza di masse d’aria fredde da Est e una prevalenza di flussi atlantici, umidi e perturbati. Questi portano a piogge abbondanti, anche molto abbondanti, ma la neve cade solo molto in altro. Si hanno così inverni eccezionalmente miti con record di nevosità ma solo sopra i 1500 metri mentre sotto si hanno steppa e primule in fiore, per fare un esempio. (Esempio non molto distante dalla realtà dato che, come riportano alcune testate locali, in alcuni boschi della Valle Stura nel Sud del Piemonte le primule sono in fiore, nda)

Ci sai dire se ne prossimi giorni vedremo un cambiamento meteorologico e, magari, la neve al nord?

Dal punto di vista meteorologico è impossibile andare oltre pochi giorni. Quello che però si può dire e che nei prossimi giorni il tempo rimarrà asciutto al Nord, tranne che per la aree di confine più settentrionali che hanno giovato del muro nuvoloso che in questi giorni ha scaricato abbondantissime nevicate oltralpe.

È chiaro che se questo regime dovesse persistere pagheremo la mancanza di un’adeguata riserva idrica in primavera e soprattutto in estate.

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5 Commenti

  1. Tutta l’estate, in quota hanno imperversato venti freddissimi, provenienti dal Polo Nord, (quello che si è sciolto), provocando grandinate e trombe marine, e questo è segno sicuro del riscaldamento globale.
    Raramente per il ponte dell’Immacolata si è potuto sciare su abbondante neve “vera”.
    Invece quest’anno la neve non è certo mancata, segno sicuro del riscaldamento globale.
    Dopo l’Immacolata nel Nord Italia è venuto il freddo, e adesso il superfreddo.
    Segno sicuro, anche questo, del riscaldamento globale.
    Tutta l’acqua si è gelata e i fiumi sono in magra, perciò MANCA l’ACQUA !
    altro segno del riscaldamento globale.
    Il Sud è sepolto dalla neve anomalia estrema causata del riscaldamento globale.
    L’Austria è sepolta dalla neve, altra anomalia causata del riscaldamento.
    Tutto questo rivela senz’altro che stiamo vivendo l’inverno più mite degli ultimi 5000 anni.

  2. Non si capisce perché la neve al Sud sia frutto di un cambiamento del tempo, mentre il secco al Nord sia frutto del cambiamento climatico (leggi global warming). Dove c’è l’effetto stau nevica, mentre dove c’è l’effetto foehn abbiamo il secco. Questo succede da sempre e per sempre succederà nei prossimi miliardi di anni. Se non ci si limita a guardare solo il proprio orticello (leggi Italia) ci si accorge che appena passato lo spartiacque alpino lo stau fa il suo dovere come in qualsiasi catena montuosa di questa terra, dove ci vada a sbattere dell’aria umida. Quando le correnti si disporranno in quota ( 2.000 – 3000 m) dai quadranti meridionali, tornerà la pioggia anche al Nord e dove adesso piove, farà bel tempo.

    1. Non ho affatto detto che l’attuale fase asciutta al Nord, presa come singolo evento di queste settimane, sia frutto del cambiamento climatico e non delle peculiari condizioni meteorologiche di questo periodo (lo sanno anche in terza elementare, che un regime di correnti settentrionali, se da un lato porta precipitazioni su diverse zone del Centro-Sud e sul versante estero delle Alpi, dall’altro mantiene in ombra pluviometrica il lato italiano di queste ultime). Ho detto che allargando lo sguardo a quanto accaduto in questi ultimi due-tre decenni, la lunga latitanza di precipitazioni su zone tipicamente molto piovose è un segnale che si è verificato molte volte, e può quindi essere interpretato in chiave di anomalia climatica, dal punto di vista di un mutato regime di distribuzione delle precipitazioni. f.t.

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