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Antartide, l’ira di Messner su O’Brady e Rudd – di Stefano Ardito

Il re degli “ottomila” (e dei ghiacci polari) non ci sta. Due settimane dopo la conclusione delle traversate di Colin O’Brady e Louis Rudd, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, Reinhold Messner ridimensiona senza pietà l’exploit dell’atleta professionista dell’Oregon e del capitano dell’esercito britannico.  

Già il titolo dell’articolo (“Attenti a certe imprese: c’è chi le abbellisce un po’ troppo”) pubblicato lunedì 7 gennaio sulla Gazzetta fa capire la durezza dell’attacco. Nel testo, Messner inizia attaccando i mezzi di informazione, che “fanno molta fatica a non farsi ingannare da coloro che abbelliscono il loro progetto”. 

Ci sono anche coloro che imbrogliano proprio” aggiunge subito dopo il grande alpinista altoatesino. Poi il tono si addolcisce, ma solo un po’. “Il caso di cui mi occupo oggi non è di questi, tuttavia ha avuto un’eco sproporzionata e non corretta”. 

Poi Reinhold Messner spiega le sue affermazioni. “Detto che hanno compiuto comunque un’impresa (1700 km in poco più di 54 giorni per lo statunitense) non è accettabile che essa venga spacciata per la prima traversata senza aiuti esterni e senza rifornimenti”. 

Foto postata da
Borge Ousland in Facebook

Colin O’Brady e Louis Rudd (il cui nome sulla Gazzetta viene storpiato in Lou Ruud), scrive Messner, “non hanno attraversato da costa a costa”, “hanno dimezzato la distanza percorsa dal norvegese Børge Ousland, primo a effettuare in solitaria e senza depositi la traversata”. 

Altrettanto grave, prosegue l’articolo della Gazzetta dello Sport, è avere evitato le zone complicate da crepacci e sastrugi, le creste di neve modellate dal vento, seguendo invece la “pista spianata da trattori” che “collega la base di McMurdo al Polo Sud”. 

Alessandro Filippini, storica firma della “rosea”, spiega ancora meglio le cose sul sito www.gazzetta.it. 

Il percorso seguito (con due rifornimenti esterni) da Reinhold Messner e Arved Fuchs nel 1989-’90, e da Børge Ousland otto anni dopo, “ricalca il progetto di traversata ideato da Ernest Shackleton per la sua spedizione Endurance”, nel quale “la nave fu stritolata dai ghiacci senza che l’equipaggio potesse toccare terra e sbarcare”. 

Messner e Fuchs, conclude Filippini, hanno sciato per 3000 chilometri. Una distanza quasi doppia dei 1700 chilometri delle traversate parallele di Colin O’Brady e Louis Rudd. La galoppata dell’americano e dell’inglese, che resta un grandissimo exploit sportivo, non può essere paragonata con le due precedenti. E certamente non toglie alcun primato a Børge Ousland. 

Nei giorni scorsi, commentando su montagna.tv e sul Manifesto la corsa che si era appena conclusa, avevo notato che, nella comunicazione di O’Brady e Rudd non c’era alcun riferimento a Messner e Fuchs. Avevo attribuito questa mancanza agli anni che passano. O magari a una contrapposizione, che ogni tanto riaffiora, tra gli alpinisti e gli uomini d’avventura anglosassoni e quelli del resto del mondo. 

In entrambi i miei interventi precedenti, avevo concluso con il sorriso sulle labbra. Ma Reinhold Messner, toccato nel vivo, ha scelto uno stile ben diverso. Per lui, Colin O’Brady e Louis Rudd non hanno fornito a chi li segue soltanto delle informazioni storiche sbagliate. 

L’americano e l’inglese, nonostante il valore delle loro corse attraverso l’Antartide, hanno presentato le loro traversate polari in maniera esagerata e sbagliata. Affermare di aver battuto il record stabilito nel 1997 da Børge Ousland è semplicemente un falso. 

Ora la palla torna nel campo di O’Brady e Rudd, e di chi cura la loro comunicazione. Arriveranno delle smentite e delle scuse? Si accorgeranno i colleghi del New York Times e del Guardian, giustamente attenti agli exploit dell’americano e dell’inglese, delle critiche e dei toni inflessibili di Messner? Attendiamo, con l’attenzione di sempre.

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