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Sentiero Italia, partiti i lavori di recupero. Geri: siamo a buon punto

Da qualche tempo ormai si parla sempre più spesso del progetto, voluto e promosso dal Club Alpino Italiano, di recupero, valorizzazione e rivitalizzazione dello storico Sentiero Italia. Responsabile di questo impegnativo lavoro, forse uno dei più cospicui cui il CAI abbia mai deciso di dedicarsi, è Alessandro Geri socio CAI di Bologna esperto di sentieristica e lunghi cammini.

 

Alessandro, sono iniziato i lavori sul sentiero Italia?

Certo, i lavori sono cominciati, non in modo omogeneo e uniforme in tutta Italia ma sono cominciati. Abbiamo iniziato con le tappe più accessibili in cui c’era più bisogno e, una dopo l’altra le ripasseremo tutte. Diciamo che allo stato attuale ci sono tappe interamente recuperate, altre parzialmente ed altre ancora rimandate successivamente. Questo perché non abbiamo sufficienti risorse umane per poter lavorare contemporaneamente su tutte le tappe del Sentiero.

State lavorando con i volontari del CAI?

Il CAI è strutturato in sezioni e ogni sezione si occupa della rete escursionistica di una parte del territorio, tramite una apposita commissione. I lavori sono eseguiti da volontari del sodalizio, a cui possono affiancarsi realtà locali che accettano il Club Alpino come punto di riferimento. È bella questa interazione tra cittadini e associazione.

Hai detto che una parte del Sentiero Italia è già percorribile, quale?

In ogni Regione ci sono un certo numero di tappa interamente percorribili. Al momento circa il 50% del totale è interamente percorribile, sebbene in modo discontinuo. Ciò significa una percorribilità a macchia di leopardo con tratti agibili più o meno lunghi, inframezzati da tratti impraticabili. Ora poi che gli eventi atmosferici nel Nord Est possono aver danneggiato tratti più o meno lunghi, è necessario monitorare nuovamente tutte le tappe di quell’area. Quindi, escluso il Nord Est, posso dire con certezza che in Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana (salvo per due tappe) ed Emilia-Romagna, il Sentiero è totalmente percorribile ed in corso di segnalazione. I primi problemi si riscontrano invece in Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio dove ci sono delle tratte percorribili, su altre si sta lavorando ed alcune devono ancora essere monitorate. Proseguendo verso Sud in Puglia il SI è una novità assoluta,  la Calabria è invece tutta percorribile, mentre in Sicilia il tracciato aggiornato è in corso di segnalazione. In ogni caso si presenta la necessità di gestire il rapporto con i privati.

Problemi con i privati?

Si, molte parti del Sentiero Italia passano all’interno di terreni privati e possono comportare le limitazioni al transito liberamente imposte dal proprietario. Per questo si stanno pensando delle varianti, che però vanno studiate, trovate e rese agibili.

In Sardegna invece?

In Sardegna più del 50 percento del tracciato ha delle difficoltà di percorribilità, ma in questi mesi si è lavorato per trovare un accordo con l’Agenzia delle  Foreste della Sardegna (Fo.Re.STAS). Un’Agenzia regionale che, a breve, inizierà a lavorare sul Sentiero per rimetterlo a nuovo.

Quali sono i tratti più compromessi?

Difficile identificarli. Preferire quasi non esprimermi a riguardo perché in questo periodo stiamo predisponendo una carta interattiva che sarà consultabile online da chiunque. Su questa sarà indicato il tracciato originario, quello percorso 25 anni fa, e poi saranno indicate tutte le parti del tracciato già recuperate o che sono variate rispetto al Sentiero originario.

Quindi il nuovo Sentiero non rispecchierà in tutto e per tutto il percorso originale?

Qui bisogna fare una piccola precisazione: 25 anni fa il Sentiero è stato percorso, non è stato realizzato. C’è una differenza enorme, perché chiunque, al momento, può percorrere tutta l’Italia per diversi sentieri, che non è detto siano tutti segnabili o che si possano mettere in sicurezza.

Per “fare” il Sentiero Italia bisogna lavorare su un percorso ben segnato, ben tenuto e in sicurezza su cui tutti possono camminare. Il CAI ha l’obiettivo di renderlo permanente, stabile e in sicurezza tutto l’anno.

Come farlo?

Per farlo, oltre a dover affrontare i problemi naturali di percorribilità e con le proprietà private, è necessario affrontare il problema delle strutture ricettive. Non è possibile creare un itinerario di  oltre 6mila chilometri senza fermarsi a dormire da qualche parte. In tutto questo si pone il problema che le strutture ricettive utilizzate durante il Cammina Italia del 1995 oggi non sono più esistenti a causa del basso flusso di frequentatori, che non ha permesso di mantenere attive le strutture. La mancanza di promozione e l’instabilità dell’itinerario hanno giocato a suo sfavore.

Oggi ci troviamo quindi in una situazione complessa e il CAI non ha la bacchetta magica per creare nuovi luoghi d’accoglienza per viandanti, soprattutto in un contesto in cui non si sa quale sarà il vero successo di pubblico dell’iniziativa. Per questo stiamo lavorando per creare delle varianti più facili da mantenere e, soprattutto, che passino nei pressi delle strutture ricettive già esistenti. In contemporanea si cercherà, non conoscendo il flusso di pubblico, di creare della possibilità di accoglienza temporanea grazie ad organizzazioni, come le sezioni CAI o altre, che hanno interesse a darsi da fare e organizzare, su prenotazione, campi temporanei per chi percorre il Sentiero Italia.

A cosa serve però tutto questo, dove sta l’importanza del Sentiero Italia oggi?

Questa è una domanda da un milione di dollari, perché attiene alle opinioni personali, io rispondo quindi per me. Partiamo anzitutto dal tempo richiesto per percorrerlo. Per fare tutto il Sentiero ci vuole un anno, immaginando ogni giorni di fare una tappa. Naturalmente c’è qualcuno che sostiene di metterci meno tempo, ma queste gare con il cronometro non sono nell’ottica e negli obiettivi del CAI. Tornando alle tempistiche: sapendo che ci vuole un anno si capisce anche che non è da tutti percorrerlo, perché non tutti dispongono di un anno di tempo. Nel mondo esistono però persone che, grazie alle loro particolari condizioni di vita, hanno fatto l’intero Cammino di Santiago o l’Appalachian Trail e ancorai i più grandi cammini europei. Per queste persone il Sentiero Italia assume una certa rilevanza e rappresenta un sfida a chiunque voglia cimentarsi in un’esperienza così impegnativa e lunga. Il numero di persone con queste caratteristiche è certamente piccolo. Non si può quindi immaginare che sia questa l’importanza del Sentiero Italia.

Quale sarebbe allora?

Qualcosa di molto più piccolo e semplice. L’opportunità, per chiunque abbia una settimana o chiunque voglia organizzare settimane di cammino, di potersi muovere lungo alcune tappe di un tracciato che nel suo complesso supera i 6mila chilometri.

Come arrivare a questo?

Attraverso la promozione, la commercializzazione e una serie di operazioni che non sono ovviamente competenza del CAI, perché il Club Alpino non è un tour operator. Al momento il CAI sta lavorando su un’infrastruttura che poi verrà consegnata nelle mani della società civile, la quale dovrebbe avere all’interno l’imprenditorialità per promuoverlo e trasformarlo in un prodotti prezioso. Ovviamente questo può accadere, come no. Dipende dallo spirito imprenditoriale delle persone. Può anche accadere in certe aree geografiche e non in altre. Per questo il CAI è pronto a fare da supplente andando dove ci sono i buchi e creando iniziative. D’altronde lo sviluppo della montagna è nato dal Club Alpino, quando ancora nessuno ci vedeva un business o un interesse. Solo dopo è cresciuta la domanda e il mondo professionale ha iniziato a interessarsene.

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