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Non c’è pace per il Terminillo, al posto del sentiero storico una strada sterrata – di Stefano Ardito

Non c’è pace per il Terminillo. Sulla storica “montagna di Roma”, che separa in realtà Rieti da Leonessa e dalle gole del Velino, pesa da anni una minaccia molto seria. 

Quella di un nuovo carosello di piste di discesa e di impianti che sfigurerebbe l’intero (e bellissimo) versante settentrionale del massiccio. Un progetto fortemente voluto dall’amministrazione comunale di Leonessa, e al quale la Regione Lazio non ha opposto finora un “no” definitivo e motivato. 

Sul Terminillo, però, non pesano soltanto i mega-progetti. A percorrere le strade e i sentieri del massiccio, si scoprono decine di segni di un territorio gestito senza attenzione e senza cura. 

Edifici in rovina, impianti di risalita obsoleti e non rimossi, strade inutili e cave abbandonate deturpano creste, pascoli d’alta quota e faggete. E raccontano che, in questa parte del Lazio, il rispetto dell’ambiente non è ancora una priorità. 

La strada sterrata nel Vallone di Lisciano, foto @ CAI Lazio

L’ultima segnalazione arriva dalla Sezione di Rieti e dal Coordinamento regionale del CAI. “Sono stati due escursionisti, non soci del Club Alpino Italiano, a segnalare l’accaduto al 1515, il numero dei Carabinieri Forestali, alle associazioni ambientaliste e alla stampa” spiega Fabio Desideri, presidente del CAI Lazio. 

Il danno segnalato dagli escursionisti riguarda uno degli itinerari più ricchi di storia del Terminillo. Quello che dal borgo di Lisciano, frazione di Rieti a 610 metri di quota, sale verso le alte quote del massiccio con un percorso solitario e suggestivo, lontano dalla strada asfaltata. 

Questo itinerario, oggi indicato dai segnavia CAI 409, ricalca lo storico itinerario seguito a piedi o a dorso di mulo da generazioni di montanari, ed è stato utilizzato per decenni anche da escursionisti e alpinisti. Nel 1934 passò da qui a dorso di mulo anche Benito Mussolini, accompagnato dalla famiglia e dalla scorta. 

Raccontano le cronache del tempo che il Duce visitò senza sciare i campi di neve intorno alla Capanna Trebiani, mangiò i panini preparati da Donna Rachele, e prima di scendere pronunciò la frase fatidica. “L’anno prossimo in automobile!”. Tra il 1935 e il 1936, infatti, la strada per Pian de’ Valli e le piste da sci venne aperta al traffico. 

Da allora, il sentiero che sale da Lisciano è ridiventato tranquillo. Lo seguono gli escursionisti in cerca di percorsi ideali per allenarsi, e i residenti della zona in cerca di passeggiate tranquille. Da qualche anno, accanto ai segnavia CAI 409, sono comparsi quelli della Via di Francesco, che sale con una variante a Pian de’ Valli. 

Gli escursionisti che hanno denunciato il fatto hanno scoperto che nel tratto tra l’abitato di Lisciano e i 1100 metri del Pian di Rosce, al posto del sentiero storico, è stata aperta una larga strada sterrata accessibile a ruspe e camion” protesta Fabio Desideri. Non sappiamo ancora i risultati del sopralluogo dei Carabinieri Forestali, né se si tratta di un intervento che segue un progetto autorizzato. In attesa di queste informazioni, però, ci chiediamo perché un intervento pesante come questo abbia dovuto interessare proprio un nostro sentiero segnato, e un itinerario di grande valore storico” prosegue il presidente del CAI Lazio. 

La strada sterrata nel Vallone di Lisciano, foto @ CAI Lazio

Sopra Lisciano, che pochi mesi fa è stata interessata da catastrofiche piogge, è davvero opportuno fare opere di disboscamento? Il piano di intervento forestale è stato verificato dopo i gravi segni di dissesto idrogeologico?”. 

Sempre secondo il CAI regionale, intervenire per ripulire le vetuste faggete del massiccio sarebbe stato corretto. “Oggi nella gestione dei boschi si pratica la selvicoltura flessibile, scegliendo magari di intervenire cento metri più in là del progetto. Invece si è proceduto alla distruzione totale e scientifica dei luoghi” continua Fabio Desideri. 

Non è la prima volta che ciò accade, e temiamo che non sarà l’ultima. Una quindicina di anni fa la Polizia Municipale di Rieti ha bloccato l’intervento di una ditta che, sullo stesso sentiero e nello stesso tratto, stava aprendo una strada sterrata. 

Nel Bosco Cardito, dove il sentiero storico si conclude, negli anni Ottanta era stata autorizzata una lottizzazione con il taglio di decine di migliaia di faggi. Allora la mobilitazione del CAI e delle associazioni ambientaliste è servita. Ma il Parco del Terminillo, richiesto a gran voce già allora, non è mai stato istituito. 

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