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Un’alpinista su Marte

Glaciologa, dottoressa e alpinista, potrebbe andare su Marte con la prossima spedizione della NASA per studiare i ghiacciai ritrovati sul pianeta rosso.

Ulyana Nadia Horodyskyj, dottoressa all’università del Colorado, si definisce fieramente studiosa sul campo. Il suo lavoro per conseguire il dottorato di ricerca come glaciologa, studiosa della nascita, della formazione e dello sviluppo di ghiacciai, l’ha portata sulle cime dell’Himalaya per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici sui laghi glaciali e sui villaggi d’alta quota. La sua tuttavia non era solamente una passione di tipo accademico, la Horodyskyj aveva già partecipato e persino diretto diverse spedizioni alpinistiche sul Mount Ranier, sull’Aconcagua in Argentina e sul Lobuche nella parte orientale del Nepal. 

Per questo motivo una volta conseguito il dottorato, ha fondato la sua società, la “Science in the Wild, con la quale realizza spedizioni a fini di ricerca in tutte le zone più impervie del pianeta: l’Artico, l’Himalaya, le Ande argentine e cilene, la Tanzania e i vulcani messicani.

Riguardo al suo lavoro, la dottoressa si esprime in modo diretto e orgoglioso: “[…] mi impegno per promuovere il valore del pensiero scientifico e razionale. Science in the Wilde provvede ad un’esperienza immersiva ed educativa per il pubblico, dove non solo puoi apprendere cose sulla scienza – nella sua forma più cruda e selvaggia – ma attivamente prendevi parte. Ti insegniamo a pensare come uno scienziato. Nessuno esperienza pregressa necessaria.”

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La studiosa alle prese con la sua passione per la montagna, © Ulyana Nadia Horodyskyj

Oltre all’istruzione e a questa professionalità vissuta della montagna e degli ambienti estremi, la glaciologa ha una forte passione per l’esplorazione spaziale. Tra i vari rapporti della studiosa con lo spazio c’è stato il progetto PoSSUM, un programma mirato a studiare l’elusivo fenomeno delle nuvole nottilucenti nell’atmosfera superiore, indicatori di cambiamenti climatici. Ha partecipato inoltre a diversi studi su simulazioni di permanenza in ambiente a microgravità e a gravità zero, nonchè diretto il NASA HERA XII (human exploration research analog), un esperimento di 30 giorni sugli effetti dello stress da isolamento per future missioni spaziali di lunga durata.

Una passione tanto smodata per la scienza e per l’alpinismo, che la studiosa illustra in poche parole, riuscendo a raggiungere l’essenza di questioni complesse con una semplicità disarmante:”Sia la scienza che l’alpinismo usano il potere dell’osservazione e dell’assunzione. Necessitano anche di un pensiero oggettivo. Nella scienza, si fanno osservazioni, si fanno domande, si formulano ipotesi, si cercano di trovare dei modi per testare le proprie ipotesi attraverso degli esperimenti, e poi si interpretano i risultati sperimentali. Anche nell’alpinismo si fanno osservazioni, si fanno domande, esperimenti, e poi, basandosi sui risultati degli esperimenti, ci si prova oppure no.”

Per questa sua estrema competenza in settori della conoscenza che solitamente sono preclusi ai più, per lo meno quando si parla di esperienze dirette così consistenti, la NASA sta valutando di avvalersi ancora una volta della sua collaborazione. Sarebbe in preparazione infatti una nuova spedizione per il pianeta rosso, progetto che, dati i costi, le tempistiche e la preparazione necessaria, potrebbe vedere la luce solo tra diversi anni, ma Ulyana Nadia Horodyskyj rimane comunque una delle candidate più probabili per ricoprire una posizione all’interno dell’ipotetico team.

 

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