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Ovindoli, non solo divieti – di Stefano Ardito

di Stefano Ardito

 

Non è facile il mestiere di sindaco nell’Italia di oggi. Nelle metropoli come nei piccoli Comuni di montagna, sono le amministrazioni locali a dover affrontare e risolvere, con risorse economiche spesso insufficienti, i mille problemi della vita quotidiana, dalle condizioni delle strade alla sicurezza dei cittadini. 

Simone Angelosante

Simone Angelosante, un medico che lavora nella vicina Celano, è stato sindaco di Ovindoli dal 1997 al 2006, ed è stato rieletto nel 2016. Quest’anno il paese, che ha 1200 residenti, ha visto un afflusso da record di sciatori sulle piste della Magnola, ma è rimasto con i problemi di sempre in materia di parcheggi e di strade. 

A fine febbraio, nei giorni del Burian e di nevicate molto abbondanti, il Comune ha vietato lo scialpinismo e altre attività fuoripista. Angelosante è convinto di aver fatto bene, e ci ha spiegato perché. 

Lo scorso 23 febbraio lei ha firmato un’ordinanza che vietava lo sci e altre attività fuoripista. Era la prima volta? 

Assolutamente no. Ho firmato un’ordinanza analoga alla fine di gennaio 2017, nei giorni di Rigopiano. E ne ho firmate di simili quando sono stato sindaco per la prima volta, tra il 1997 e il 2006.  

Chi prende la decisione di vietare il fuoripista? Voi del Comune? O la Protezione civile?

Noi, naturalmente. Dalla Protezione civile regionale e dal Meteomont riceviamo due o tre volte a settimana degli avvisi di maltempo in arrivo, o di pericolo di valanghe. Ma le responsabilità non ce le toglie nessuno, le decisioni dobbiamo prenderle noi.   

Le ordinanze di divieto restano in vigore per un tempo indefinito? O vengono ritirate quando le condizioni cambiano?

Ritiriamo i divieti quando il pericolo finisce. L’ultima ordinanza è rimasta in vigore solo per tre o quattro giorni.

Quante persone sono state colte in flagrante nei periodi in cui erano in vigore le ordinanze?

Nessuna, e va bene così. Abbiamo dato un messaggio preciso, la montagna in quei giorni era pericolosa. E siamo stati capiti. 

Molti freerider e scialpinisti dicono che i divieti non servono. Tra loro ci sono delle guide alpine, che con queste attività lavorano. 

In montagna vanno due tipi di persone. Gli esperti sanno badare a sé stessi, e per loro i divieti non servono. Ma Ovindoli è un luogo di turismo di massa, in alcune giornate abbiamo 20.000 visitatori. Il rischio che qualche inesperto vada a fare una ciaspolata in una zona pericolosa è concreto. 

Sciatori alla Magnola

E’ stato detto più volte, anche da Abruzzo Freeride Freedom, che invece dei divieti a tappeto ci vorrebbero dei provvedimenti specifici, per singole zone. 

In teoria può essere giusto, ma ricordiamoci che in Abruzzo la mappa delle valanghe non è mai stata fatta, nemmeno per Rigopiano. Fare una mappa delle valanghe costa molto, e il Comune non può sottrarre risorse ai servizi pubblici essenziali per iniziative di questo tipo.   

Come si spiega che, sulle Alpi, ordinanze di divieto come le vostre non vengano mai emanate? Eppure il pericolo e gli inesperti ci sono anche lì. 

Non me lo spiego. Evidentemente hanno più a cuore il business, gli introiti generati dal turismo, che non la responsabilità e la sicurezza. E poi non è detto che le Alpi, e chi le amministra, abbiano sempre ragione.

Non invidia nulla alle Alpi sulla gestione del turismo?

Certo che sì. I servizi, il modello di sviluppo, la promozione turistica…

Ovindoli

Di cosa avrebbe bisogno Ovindoli per funzionare meglio?

Di infrastrutture, prima di tutto strade e posteggi. La strada che sale dal paese agli impianti è in condizioni pessime. E’ una provinciale, noi per legge non possiamo far nulla, ma la Provincia non ha fondi per intervenire. Quest’anno abbiamo comprato noi l’asfalto, e lo abbiamo dato alla Provincia. Ce lo ripagheranno, chissà quando. 

Altri problemi?

Quello più serio è la separazione tra la Magnola e il centro storico. Quest’anno abbiamo avuto fino a 8000 sciatori al giorno, ma il paese è rimasto sempre vuoto. Non è giusto, e le strade e i posteggi servono anche a colmare questo gap. 

Cosa pensa del progetto di collegare gli impianti della Magnola a quelli di Campo Felice?   

Penso che il progetto più ampio, con il collegamento attraverso Capo di Pezza, sia una bufala. I terreni dove si dovrebbe intervenire sono tutelati da ZPS e da SIC, e qualunque intervento farebbe aprire una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea. 

E allora? 

Il collegamento “esterno” tra le due aree sciistiche, senza toccare il Piano di Pezza, si può fare. E si possono fare dei nuovi impianti di risalita all’interno della zona sciistica attuale.  

 

 

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2 Commenti

  1. “Come si spiega che, sulle Alpi, ordinanze di divieto come le vostre non vengano mai emanate? Eppure il pericolo e gli inesperti ci sono anche lì”
    Risposta del Sindaco di Ovindoli: “Non me lo spiego”
    Con tutto il rispetto, gentile Sindaco di Ovindoli, ma non sarebbe opportuno provarlo a chiedere direttamente ai Sindaci delle Alpi invece di fare ipotesi maldestre ?
    Basta un colpo di telefono. Questa storia deve finire.
    Grazie
    Giulio Verdecchia – Presidente Abruzzo Freeride Freedom

    1. Ma come?
      Non si fida della grande esperienza di montagna del sig. Simone Angelosante, medico e sindaco di Ovindoli? Suvvia!

      NB: non sono ipotesi maldestre, son più ipotesi meschine.

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