Mountain Wilderness dice stop ai nuovi impianti di risalita
Il comitato etico – scientifico di Mountain Wilderness si è espresso negativamente contro la costruzione di nuovi impianti di risalita sulle Alpi e sugli Appennini, ed in particolare contro 4 progetti che stanno prendendo vita nelle Dolomiti di Sesto, nel Vallone delle Cime Bianche in Val D’Aosta, sull’Alpe Devero e a Cortina D’Ampezzo.
Secondo il Comitato – composto da esperti in varie discipline tra cui figurano Erri De Luca, Kurt Diemberger, Carlo Alberto Graziani, Ugo Mattei, Salvatore Settis, Paolo Maddalena, Paolo Cognetti e Michele Serra – «le centinaia di km di piste, spesso aperte verticalmente nel mantello boscoso delle valli, non hanno solo permesso alle folle degli appassionati di esibirsi in veloci e eleganti evoluzioni, ma spesso hanno favorito la discesa torrenziale delle acque piovane, dimezzando i tempi di corrivazione delle ondate di piena e rendendone più devastanti gli esiti».
Tali impianti hanno poi causato «danni ai delicati equilibri della fauna di quota, alla percezione visiva delle bellezze del paesaggio e il consumo smisurato delle risorse idriche». Un quadro reso ancora più preoccupante dai «cambiamenti climatici, in cui gli apporti nevosi si sono drammaticamente ridotti durante la stagione invernale».
I 4 nuovi progetti verrebbero inseriti in «aree dove resta intatta la tradizionale destinazione agro-silvo-pastorale, senza che ciò accresca il dramma dello spopolamento». Esperienze da salvaguardare «frutto del coraggio e dell’intelligenza dei protagonisti» che invece «vengono trascurate dalla cultura oggi dominante che tutto sacrifica alla legge del profitto e agli interessi dei grandi gruppi finanziari».
Tutto ciò ha portato, secondo il Comitato ad una «banalizzazione dell’esperienza della montagna, ridotta a carosello puramente ludico». Un modello di sviluppo «in cui non si può negare che una parte di responsabilità ce l’abbiamo anche gli abitanti delle Alpi e degli Appennini», che hanno «favorito il sorgere della monocultura dello sci di discesa, con le sue aggressive ricadute e la povertà culturale della sua offerta».
Il Comitato non nega le positive ricadute economiche che tali scelte hanno portato, ma vede come necessario un cambio di rotta, un’uscita da un percorso «che sta minacciando di rivelarsi un vicolo cieco dato che è un progresso fragile , che non tiene conto delle identità culturali e che rappresenta un errore sempre più evidente, anche dal punto di vista di un’economia lungimirante».
Molti impianti «sono infatti in passivo o sostenuti da pubbliche sovvenzioni», ed il «fabbisogno per gli appassionati è già ampiamente coperto».
Per questo il Comitato chiede di «arrestarne definitivamente ogni ulteriore sviluppo» o per lo meno «vietare l’ampliamento degli impianti a quote inferiori ai 2000 metri o superiori ai 2500 metri – regno della fauna d’alta quota che non deve essere ulteriormente disturbata».
Qui potete trovare il parere completo del Comitato etico – scientifico di Moutain Wilderness e le argomentazioni dettagliate contro i 4 nuovi progetti impiantistici.