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Media e montagna: prove di comunicazione tra Simone Moro e Daniele Nardi

Qualche giorno fa su Mediaset Premium Sport è andata in onda una video intervista in diretta a Simone Moro sul suo viaggio in Siberia, che lo ha portato in vetta al Gora Pobeda (per rivederla, qui). 

Mentre il bergamasco parlava, scorrevano le immagini delle sue imprese alpinistiche, tra queste però ve ne erano diverse che non mostravano Simone, ma Daniele Nardi durante il tentativo di scalata dello Sperone Mummery sul Nanga Parbat con Elisabath Revol. 

Un palese errore di chi ha confezionato il servizio in Mediaset e non di Moro, che però ha suscitato qualche sorriso e battuta in considerazione dei gelidi rapporti tra i due alpinisti proprio a seguito della spedizione al Nanga Parbat. “Con tutti quelli che c’erano, perché confonderlo proprio con Nardi?” scrive un commentatore sul web accompagnando la domanda con una faccina divertita. 

In realtà l’episodio sembra avere dato alcuni frutti: ha infatti generato sul profilo Facebook del bergamasco uno scambio di battute tra Simone Moro e Daniele Nardi circa la comunicazione della montagna ed il rapporto dei media generalisti con l’alpinismo e la “responsabilità” degli alpinisti di veicolare una corretta informazione su argomenti così ancora lontani dal grande pubblico, che proprio per questa ragione fatica a riconoscere gli errori. 

Uno spunto interessante e chissà magari foriero di un disgelo tra Moro e Nardi. 

Qui di seguito vi lasciamo i commenti di Simone e Daniele, che potete trovare sul profilo Facebook di Moro:

Simone Moro Ragazzi. La tv italiana prende e pesca tristemente a caso nei suoi archivi per confezionare i montaggi. La cosa ovviamente non è stata voluta e ha stupito anche me, ma la trasmissione era in diretta e dunque l’errore non riparabile.

Risposta Daniele Nardi: Buongiorno Simone e grazie per il commento. In realtà so bene come funziona in televisione, accade qualche volta che per una questione di velocità e di scarsa conoscenza degli argomenti legati alla montagna, che i giornalisti o le redazioni inseriscano immagini scorrette. Proprio per questo noi tutti, che abbiamo fatto dell’alpinismo la nostra professione, dobbiamo essere ancora più attenti a quello che viene trasmesso.

Quando mi capita di andare in diretta invio una mia clip preparata in precedenza e fatta appositamente per le TV, personalmente ci tengo molto a mandare in onda una o due clip della scalata che ho appena compiuto in modo da poterla descrivere e raccontare. Anzi, in genere sono proprio le redazioni che me le chiedono per non far trovare il giornalista spiazzato. C’è un altro aspetto da considerare: i servizi che vanno in onda in diretta restano in rete e mostrando immagini di scalata sbagliate che possono indurre chi le guarda a farsi un idea errata per una eventuale ripetizione e chi ne sa poco tende a farsi un idea non corretta generando cosi ulteriore confusione nel mondo dell’informazione di montagna.
Cosi come avviene sulle riviste e sui giornali, si dovrebbe chiedere di rettificare per non lasciare documenti errati in circolo che possono produrre incidenti o mal-comprensioni.

La montagna è un argomento ancora poco conosciuto ma sarebbe come dire che Lazio-Roma fosse stata giocata all’Olimpico ma mostrare le immagini del Sansiro/Meazza, o viceversa Milan-Inter con le immagini dell’Olimpico … scusa il paragone ma me lo ha fatto notare un amico e mi ha fatto troppo ridere.
E’ chiaro che non è un tuo errore, ma che Mediaset sia stata poco attenta, con tutte le belle immagini che hai non hai certamente bisogno delle mie!

Tempo fa mi capitò di avere in una diretta delle mie immagini con un sottotitolo che non c’entrava nulla con quello che mostravano le riprese, può capitare, semplicemente in diretta con molta gentilezza feci notare che quelle immagini mostravano altro perché sento forte la responsabilità di mostrare cose corrette. Abbiamo l’onore ed il privilegio di parlare a molti tramite la televisione e questo include anche una grande responsabilità.

Poi non ti nego che professionalmente ho lavorato come film-maker d’alta quota per alcune spedizioni per cui vedere le mie riprese in televisione mi inorgoglisce e quelle riprese si sono viste in tanti servizi TV per cui mi sa che sono proprio belle.
Una cosa simile è accaduta anche qualche tempo fa con una foto che scattai sul K2 a quasi 8000m rischiando il congelamento di un dito per farla e che andò sullo Sport Week, stampata in doppia pagina, senza che nessuno mi chiedesse nulla.
Per me non è la mia professione, lo faccio a tempo perso, in casi particolari, allo stesso tempo però mi chiedo quanto vengano violati i diritti di tutti i fotografi o film-maker professionisti che vivono con questa attività se vengono continuamente usate immagini prese dal web o chissà da quale altra fonte senza autorizzazione.

Grazie comunque del commento chissà se Sport Mediaset scrivendogli una bella mail recepisca il messaggio magari di modificare il servizio.

Ad majora Daniele Nardi

 

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6 Commenti

  1. Comunque chi ha fatto la muccata è un disoccupato in meno. C’è una frana continua di muccate a tutti i livelli e nessuno vede o sente o muove un dito. Kettefreka.

  2. Ehhh si, ci sono tante pecche nella comunicazione. Come per esempio la copertina dell’inserto Gazzetta della settimana scorsa: IL RE DEL GELO – IL MIO VIAGGIO IMPOSSIBILE SULLE MONTAGNE SIBERIANE. Con a lato il disegno del termometro che segna – 71,3°……direi comunicazione un po’ fuorviante, no? Caro Simone: non hai verificato neppure questa prima di dare l’ok per la stampa?

  3. Nardi penoso dai .. a un post stringato e di due righe del ben più affermato Moro ha risposto con un poema omerico da teenager, per di più carico di ovvietà.
    che sia tramite social o dal suo canale youtube, mi pare evidente che Nardi sia in perenne caccia di visibilità.. temo che la sindrome da invidia del curriculum alpinistico altrui stia assumendo carattere patologico

  4. Nardi non scrive bene, ma nello stringato post di due righe Moro esordisce con un “ragazzi” (che si commenta da solo), poi spala fango sulla TV italiana, quella che ha fatto parte della sua fortuna (specificando italiana, che le altre sono ottimemagnifiche) e conclude sostenendo che l’errore non era riparabile, cosa non vera come detto anche da Nardi.

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