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Il K2 se la “caverà” anche questo inverno?

A dicembre avevo accreditato alla spedizione polacca il 30% di possibilità di arrivare sugli 8611 metri del K2. La gestione della spedizione da parte di Krzysztof Wielicki, la persona di maggiore esperienza alpinistica su queste montagne, in inverno e in condizioni estreme, faceva credere a una strategia pensata, non a tavolino ma sul campo, secondo le forze, le capacità, lo stato di l’acclimatamento, il cuore degli uomini e il meteo. Il 30% ad alcuni pareva molto. Bielecki aveva con estrema prudenza azzardato un 5%.

Ciò che ad oggi è certo è il fallimento nella gestione del più forte e più in forma dei suoi uomini, per di più un amico, e la convinzione persistente di usare una strategia da grande assedio alla montagna disponendo di uomini che fin ora poco hanno dimostrato.

Perfino le fotografie e i filmati che stiamo vedendo sono segnati da una mancanza di tono creativo e di slancio verso l’alto.

Sarà una strategia, certo non entusiasmante ma utilitaristica, del grande Wielicki che punta ad avere la squadra perfettamente acclimata per lanciarla negli ultimi giorni dell’inverno all’assalto della vetta?

Non lo escluderei a priori, ma i segnali fino ad oggi pervenuti dal 9 gennaio, giorno dell’arrivo dei polacchi al campo base, parlano di disorientamento, perfino nell’uso delle attrezzature rispetto ai marchi ufficiali, e di logoramento fisico e psicologico piuttosto che dell’“ammassamento” in vista dell’assalto finale, se vogliamo usare il vetusto linguaggio delle spedizioni himalayane post belliche che questa molto sembra imitare.

Intanto una lunga finestra di bel tempo si apre dal 4, ma dalle indicazioni la strategia sarà ancora una volta quella, già vista sulla Cesen, di utilizzare questi giorni per far salire tutti in cordate di due per acclimatarsi a 7200 metri. 

Tutto questo fa pensare che il K2 “possa cavarsela” anche quest’inverno.

 

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