AlpinismoK2 invernale

Urubko, il guerriero!

L’onore dei soldati è privo di ma e di se. È monolitico e non interpretabile.

Urubko ha disertato per onore. Non ha girato la schiena al K2, gli si è messo di fronte per fare l’unica cosa per la quale era venuto in questo luogo: salire in vetta.

Lo aveva già fatto accettando di far parte di una spedizione alpinistica non sua, ma perché stimava sinceramente il vecchio comandante della brigata Krzysztof Wielicki, perché dietro la definizione “alpinisti polacchi” c’era la “gloria” di tante imprese durissime di uomini come Jerzy Kukuczka, Wojciech Kurtyka e donne come Wanda Rukiewich.

Ma Krzysztof, per amore di un’impresa alpinistica formidabile come la prima salita invernale del K2, ha gestito la strategia di questa spedizione esattamente come lo si faceva negli anni ‘60 e ‘70, imbrigliandola con la stessa filosofia e tecnica, con l’aggravante di dover rispondere via satellite a burocrati politico-alpinistici seduti in Polonia. Quasi un tradimento della storia alpinistica degli ultimi ‘20 anni.

Nemmeno le premesse organizzative che avevano visto la rinuncia a partire per il K2 lo scorso anno, per i fondi negati dal Governo polacco, erano state un buon viatico. Come le spedizioni estive di preparazione al K2 in inverno, alle quali alpinisti polacchi avevano partecipato due anni fa e la scorsa estate, senza veder nessuno in vetta, erano state un buon segnale. Bruttissimo fu invece il segnale, e ne scrivemmo, della rinuncia a continuare il tentativo alla vetta a causa delle pressioni delle spedizioni commerciali che a tavolino, al campo base, avevano decretato la fine della stagione alpinistica 2016. Uno come Jerzy avrebbe mandato tutti al diavolo e sarebbe tornato sul K2. Ma quello era il segno della mancanza di personalità di quegli alpinisti.

 Si sperava questa volta che la potente esperienza di Krzysztof Wielicki potesse fare da collante e propulsore per il gruppone polacco, come ci è piaciuto definirlo. L’inserimento di Urubko, fortemente voluto da Krzysztof, poteva essere un propellente formidabile per raggiungere l’obbiettivo della vetta.

Ma un propellente troppo compresso diventa instabile e rischia l’esplosione. E dal recupero della francese Revol e del compatriota Mackiewicz le insofferenze del guerriero Urubko hanno cominciato a diventare incontenibili. L’innesco era dentro la sua testa di “soldato obbediente” come lui stesso si è definito sul suo sito web, e nel senso dell’onore della sfida assunta che rischiava di essere tradita.

Così all’alba se n’è uscito dalla sua tenda, impossibile che nessuno lo abbia sentito o visto, forse hanno fatto finta di non accorgersene, forse Krzysztof Wielicki ha aperto uno spiraglio della cerniera della sua tenda e lo ha visto e in cuor suo ha sperato che Denis avesse deciso di salire il suo, il loro, K2.

Finalmente, anche lui libero. Vai Denis, e su con le orecchie!

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2 Commenti

  1. chiamare burocrate Wielicki è da ignoranti, scusa il francesismo.
    vogliamo tutti bene a Denis ma rileggendo l’intervista che fece quando accetto’, all’ultimo, di essere in spedizione, diceva che “avrebbe seguito i piani del leader” anche se pensava già allora che l’inverno finisse il 28 febbraio.
    E’ un gigante ma accetterà le conseguenze, immagino, e se tornerà a casa da solo

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