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Il canto del Gallo – La montagna senza sofferenza

Basta sangue e disastri, non si parla d’altro! soccorsi in ogni dove a bassa e alta quota, foto di alpinisti sfigurati, distrutti dalla fatica e adesso ci si mette anche il concetto di gestione del rischio, di rischio accettabile o no…

È sicuramente vero che la differenza fra alpinismo ed escursionismo sta nel diverso livello di rischio, ma penso che vi sia una componente che in entrambe le situazioni va sottolineata e valorizzata: il profondo piacere, la grande soddisfazione interiore che si prova quando si va in montagna non per fare solo un giro in macchina, ma per provare attività avventurose.

Che bei ricordi nei boccali di birra svuotati alla “Brasserie Nationale” a Chamonix dopo qualche bella salita con amici, che gusto nel far festa assieme dopo una sciata entusiasmante in neve fresca sui Grands Montets, ma anche in Dolomiti: avventure uniche e indimenticabili che fanno crescere la voglia di andare in montagna.

Les Pistards Volants, il gruppo di guide alpine del quale avevo l’onore di far parte e che purtroppo si è sciolto, rappresentava già nel nome questo spirito: un nome senza un senso logico, un nome nato per caso a Chamonix dopo una delle settimane di free ride (anche se allora si chiamava semplicemente fuoripista) che organizzavamo facendo base in un ostello che si chiamava “Chamoniard volant”.

I ricordi dei clienti sono ancora vivissimi e sono tutti fondati sulle grandi sciate e sulle rovinose cadute che venivano superate con grandi risate, soprattutto se a cadere era la guida! il nostro obiettivo era far divertire i clienti in montagna e dopo: ricordo con piacere le uscite che facevamo giorni prima di quelle con i clienti alla ricerca di itinerari e condizioni di neve ottimali, noi che facevamo i globe trotter delle Alpi per presentare programmi sempre nuovi. In una di queste uscite ci capitò di sciare tutti e tre affiancati sopra Corvara su un bel pendio di neve farinosa, ma dopo un dosso più ripido finimmo per staccare una piccola valanga che ci trascinò per una cinquantina di metri per poi lasciarci tutti e tre bloccati con anche le braccia nella neve a distanza di 10 metri uno dall’altro incapaci di muoverci: ci guardammo e scoppiammo a ridere sperando che nessuno ci vedesse così combinati! Poi dopo lunghi sforzi “Granchio”, il più forte dei tre riuscì a liberarsi e ci aiutò a fare lo stesso: che giornata! Nel week end successivo portammo i clienti a sciare nella zona e ricordo ancora una bellissima sciata.

La montagna è prima di tutto bella e piena di divertimento! Non deve essere considerata un mondo di tragedie se no perde completamente il suo fascino.

Certo, so bene, per essere stato direttore dei corsi guida alpina, che parlare di sicurezza è difficile quando i rischi in montagna sono sempre dietro l’angolo, ma per una volta lasciatemi pensare ad una montagna speciale fatta di storie belle e stimolanti: altrimenti che senso ha andare in montagna?

Parlate di questa montagna!

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5 Commenti

  1. Finalmente! Qualcuno l’ha detto!
    Il “rischio” consiste nel nascere e vivere. E la vita è quel percorso a termine, dal quale non c’è nessuna possibilità di uscirne vivi…

  2. Bè io penso che le persone frequentino la montagna proprio perché è bella e stimolante…..se fosse solo sangue e morte pochissimi ci andrebbero…..

  3. Sono d’accordo anch’io con le parole di Gallo, ma questo significa che tutti hanno diritto di divertirsi in montagna e, salvo i casi di palese ignoranza alpinistica e sciocca imprudenza, tutte le eventuali disgrazie che i cronisti si troveranno a commentare, da ora in poi, devono essere considerate figlie del divertimento e non dell’imprudenza.

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