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Risponde il presidente del Collegio Guide Alpine piemontesi: nessun buon rapporto con AIGAE

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giulio Beuchod, Presidente del Collegio delle Guide Alpine del Piemonte, in risposta al nostro articolo Lombardia: Guide Alpine vs AIGAE, intervista ai due presidenti

 

AIGAE e la realtà separata

Ho letto con molto interesse e grande stupore le dichiarazioni del presidente AIGAE Filippo Camerlenghi circa i buoni rapporti tra AIGAE e Collegio Piemontese delle Guide Alpine.

Mi chiedo se Camerlenghi sia bene informato su quanto è avvenuto in Piemonte ad opera del suo predecessore Stefano Spinetti. Forse si riferisce ai buoni rapporti personali tra guide alpine e accompagnatori naturalistici piemontesi, ci mancherebbe, alcuni di noi li hanno persino in famiglia! Altri collaborano, ognuno nel proprio ambito di competenza, all’interno di associazioni e gruppi.

Per chiarezza, va premesso che AIGAE rappresenta solo una parte degli accompagnatori naturalistici piemontesi e tra questi ultimi c’è molta perplessità circa l’operato di AIGAE sia a livello regionale sia nazionale.

Negli ultimi anni AIGAE ha cercato in tutti i modi di ostacolare l’istituzione dell’Accompagnatore di Media Montagna in Piemonte, figura professionale prevista dalla legge quadro 6/1989, con un ricorso al TAR contro la legge regionale che li istituisce nel 2015, ricorso rigettato l’anno dopo dal TAR per inammissibilità.

In seguito, AIGAE ricorre nuovamente al TAR, questa volta con richiesta di sospensiva, contro la delibera che regolamenta i corsi di formazione degli AMM. Il TAR ha subito respinto la richiesta di sospensiva ma, ad oggi, essendo in attesa della sentenza e su sollecitazione della Regione Piemonte, i corsi sono sospesi in via cautelativa pur avendo ben oltre centocinquanta richieste di accesso.

Se questi sono i buoni rapporti di collaborazione ed amicizia che  AIGAE ha con il Collegio delle Guide Alpine del Piemonte!

Per l’accesso ai corsi per AMM la legge regionale piemontese prevede il riconoscimento dei crediti formativi acquisiti dagli accompagnatori naturalistici e forse è proprio questo che ha dato fastidio ad AIGAE che vede questa agevolazione come una minaccia al suo presunto monopolio.

AIGAE grida contro la casta ma rivendica il suo ruolo esclusivo come associazione di categoria facendo più confusione possibile e giocando sull’equivoco, cercando di diventare lei stessa casta! Mi chiedo come possa Camerlenghi definirsi rappresentante di una figura professionale “culturale” (termine che vuol dire tutto e niente, anche nella professione di Guida alpina si possono trovare aspetti di una professione intellettuale), quando in realtà AIGAE svolge attività di tipo sportivo, basta vedere le attività proposte nel suo sito e dai suoi iscritti, apertamente in contrasto ed in sovrapposizione a figure professionali esistenti e, come nel caso delle Guide alpine e degli Accompagnatori di media Montagna, organizzati in ordini professionali.

In questo polverone sollevato ad arte da AIGAE ben vengano le iniziative e le prese di posizione delle Regioni per regolamentare gli ambiti di competenza di Guide alpine, Accompagnatori di media Montagna e Accompagnatori Naturalistici e sgombrare il campo dagli equivoci che AIGAE sta cavalcando in assoluta malafede.

Giulio Beuchod – guida alpina
Presidente del Collegio delle Guide Alpine del Piemonte

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Un commento

  1. Può una scatola piccola contenerne una più grande?
    L’area di azione degli AmM è di gran lunga più ristretta di quella della GAE, professione nazionale ai sensi della L.4/2013 che comprende anche chi ha conseguito il titolo di Accompagnatore Naturalistico in Piemonte.
    Da una parte gli AmM che non possono uscire dalla regione del proprio Collegio, non possono accompagnare su neve, si occupano di una difficilmente definibile Media Montagna che non esiste nella realtà del mercato e nella percezione della gente.
    Dall’altra le GAE, che operano su tutto il territorio nazionale e non solo, che come dice la sentenza 6/89 hanno il limite preciso delle attività alpinistiche (corda, piccozza e ramponi) e possono accompagnare anche su terreni innevati. Spaziano dalla pianura, agli ambienti acquatici, alle colline e alle montagna con percorsi di tipo escursionistico raccontando la natura e le caratteristiche dei territori attraversati. Non fanno una professione sportiva, dato che l’escursionismo non è nemmeno più considerato tale nemmeno dal CONI. E lo fanno a piedi, in bicicletta, a cavallo, in canoa, ecc…
    Una professione più completa, dinamica e rispondente alle esigenze del mercato turistico ambientale, che non a caso sta avendo un enorme successo.
    Il resto sono battaglie di retroguardia che fanno male alla fragile economia dei territori rurali.
    Basta davvero! Fermatevi e ragionate: escursionismo e alpinismo sono attività molto diverse.

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