Mistero Everest: trovato il corpo di Irvine?
BOSTON, Usa — "Abbiamo individuato il corpo di Andrew Irvine a 8.400 metri. Ora serve gente che lo vada a cercare lassù. E soprattutto, servono 200 mila dollari". Questo l’appello di Tom Holzel, storico americano che da decenni cerca di risolvere uno dei più grandi misteri dell’alpinismo: la prima salita dell’Everest, che potrebbe essere stata compiuta già nel 1924 dagli inglesi George Mallory ed Andrew Irvine, scomparsi nei pressi della cima. L’unica cosa in grado di svelare l’arcano è la macchina fotografica dei due alpinisti, che pare fosse nelle mani di Irvine. Ma il suo corpo non fu mai ritrovato. Almeno, fino ad ora…
Nessuno seppe mai se arrivarono in cima o meno, anche perchè i loro corpi non vennero ritrovati. Fu proprio Holzel che nel 1999, tramite le sue ricerche, individuò il corpo di Mallory ad una quota di circa 8.200 metri, nei pressi della "Fascia Gialla". Lo rinvenne poi una spedizione sponsorizzata dalla Bbc: tutti sperarono di trovare la mitica macchina fotografica Kodak sulla quale potevano esserci impresse le eventuali foto di cima. Però Mallory, conservato perfettamente, non l’aveva con sè. E ad infittire il mistero, si scoprì che l’alpinista non aveva con sè nemmeno la foto della moglie che aveva promesso di lasciare sulla cima se ci fosse arrivato.
Holzel non si diede per vinto. Ripartì da zero, armato di sofisticati microscopi, apparecchi fotografici e programmi software per scandagliare ancora quell’area della montagna e trovare anche Irvine, di cui vicino a Mallory non c’era traccia. Fondò addirittura un gruppo: "The Andrew Irvine Search Committee", che raccoglieva esperti ed appassionati per le ricerche, che sono durate un decennio e che ora sembrano finalmente aver dato frutto.
L’annuncio è di pochi giorni fa. "Abbiamo trovato Irvine – ha dichiarato alla stampa Holzel -. E’ lui, deve essere lui. Si trova a 8.425 metri sulla parete nord della montagna. I segni sono buoni, ma bisogna verificare sul campo. Servono alpinisti e soprattutto sponsor".
I primi a candidarsi, secondo quanto riferito da Explorersweb, sono stati Thom Pollard e Jake Norton, che vorrebbero salire già in primavera armati di telecamere per filmare il ritrovamento. Ma per organizzare la spedizione in meno di due mesi, procurarsi l’attrezzatura e gli strumenti per trasportare la preziosa Kodak, servono subito 200 mila dollari.
Ma come ha fatto Holzel a trovare Irvine? Ha analizzato, sezionato e ingrandito una serie di foto aree dell’Everest scattate da Brad Washburn nel 1984. Le ha spulciate con un microscopio "trinocular", concentrandosi sulla Fascia Gialla dove Irvine è stato visto due volte prima di sparire.
Ha fatto ingrandimenti, esami, controlli incrociati e sovrapposizioni finchè non ha notato qualcosa di strano: un’area scura, anomala rispetto al resto, lunga circa un metro e mezzo, scoperta fra le rocce e vicina alla linea di discesa del cinese Xu Jing, che nel 1960, anno in cui i cinesi dichiararono di aver compiuto la prima salita dal versante Nord, disse di aver visto il corpo di un inglese giacere più o meno a quella quota.
La zona è anche vicina al punto in cui, nel 1933, a 8.400 metri di quota, venne ritrovata una piccozza che Irvine e Mallory devono aver perso durante la discesa. L’esatta localizzazione di quel punto, che Holzel ha ricollocato in base alle sue analisi, ha permesso al ricercatore di imboccare la via giusta nel cercare Irvine. Una seconda e terza foto, da diverse angolazioni, hanno confermato in parte le ipotesi iniziale e convinto Holzel di aver trovato finalmente il corpo di Irvine.
Se le cose stessero effettivamente così, allora l’ipotesi più probabile è che Irvine sia precipitato scivolando sulla piccozza ritrovata nel 1933. E che Mallory abbia proseguito la discesa per altri 200 metri, prima di morire anche lui sul famoso terrazzino di neve dov’è stato ritrovato.
L’ultima speranza per svelare questo mistero è la Kodak. Il rullino contenuto dalla macchina, infatti, risale agli anni Venti e si suppone che abbia conservato le immagini in modo integro, perchè fatto di un materiale che non deperisce con i raggi solari come quelli moderni. Il freddo dovrebbe poi aver contribuito alla sua conservazione. Holzel, in realtà, è convinto che i due inglesi non abbiano raggiunto la vetta ma che siano morti durante la discesa, dopo un tentativo fallito. Ad ogni modo, solo le foto potranno mettere la parola fine a questa storia. E forse, ora, siamo vicini alla soluzione del mistero.
"Si tratta di riscrivere la storia – dice Holzel – abbiamo bisogno di gente forte, con esperienza alpinistica che possa anche salire fino al luogo che abbiamo individuato, ma soprattutto capace di mettere insieme tutti quei soldi entro metà febbraio. Altrimenti, bisognerà aspettare un anno perchè in autunno ci sarà troppa neve per poter cercare il corpo".
Holzel è coautore con Audrey Salkeld del libro "First on Everest – The mystery of Mallory and Irvine", edito in Italia dalla Sperling & Kupfer con il titolo "Il mistero della conquista dell’Everest".
Photo courtesy Explorersweb