
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, che domenica scorsa stava effettuando un’escursione sul Grignone.
Chi lo ha fotografato, guida alpina, ha tentato in tutti i modi di farlo desistere, ma non c’è stato verso. Allora è stato accompagnato un pezzo ma pure questo non è sembrata una mossa gradita: “Cosa vuoi? Faccio quello che voglio io” e alla domanda di chi fosse che nome e cognome avesse la risposta è stata: “Non te lo dico, se vuoi chiama i carabinieri“.
Ciononostante le guide in giro per la montagna lo hanno tenuto d’occhio e visto più volte scivolare, sempre senza conseguenze.
La prima volta è stato incontrato ai Comolli (1.800 mt di altitudine), poi da un’altra guida alpina all’altezza della fine del canalone della Ganda sotto il rifugio Brioschi versante Cainallo. In entrambe i casi gli esperti gli hanno detto di farsi recuperare dal soccorso perché continuava a cadere. Ma come detto senza riscontro.
Un atteggiamento censurabile e da condannare. Una leggerezza che si basa sulla propria convinzione di potercela fare sempre e comunque, non tenendo conto che se l’incidente arriva, anche gli uomini volontari addetti ai soccorsi corrono i medesimi pericoli, essendo la neve sopra i 1.500 metri difficilissima e pericolosa. Se non si vuole pensare a sé , almeno si dovrebbe avere la coscienza che un proprio guaio può mettere a repentaglio la vita di altre persone che si muovono con altruism0 e generosità.
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