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Complottisti e cambiamenti climatici, Filippo Thiery risponde

L’intervista a Luca Mercalli di qualche settimana fa è stata spunto di dialogo e riflessione tra quelli che sempre più spesso vengono definiti “complottari” e le voci del mondo scientifico. Una tra tutte quella di Filippo Thiery, meteorologo del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e volto noto del grande schermo grazie alla sua partecipazione al programma “Geo” di Rai Tre, che spesso interviene in difesa dei principi scientifici e contro i bufalari che sempre più spesso riempiono il web. Partendo quindi dalle discussioni scaturite dall’intervista a Mercalli abbiamo chiesto a Filippo di approfondire alcuni temi.

Ti leggiamo un commento: “Pure i ciechi sanno che la natura rispetta cicli.. Anche quando nn c’erano fabbriche.. Macchine… e niente che potessi inquinare, in Groenlandia si pascolava e nel circolo polare artico nn c’era neve… Tranquillo l’uomo non può mai e poi mai decidere le sorti del pianeta… è solo una questione di soli e TANTI!!!!”

Questo rientra in uno schema molto generale che vedo sempre più spesso. Quando da un lato c’è la tendenza ad ingigantire sempre più una notizia può capitare che dall’altra parte si arrivi all’estremo opposto non credendo nemmeno più alle cose vere. Alcune volte poi si esagera quest’attenzione alle notizie false o tendenziose diventando il peggiore dei complottisti.
Una cosa da dire è che si, esistono siti che cercano di venderci notizie false, ma questo non vuol dire che tutto è falso. Ad esempio anni fa è uscita la sensazionale e clamorosa notizia dell’esplosione di Chernobyl. Una notizia fuori dal mondo, ma vera.

Come possiamo discernere tra una notizia vera ed una falsa?

Imparando a selezionare notizie e fonti. Per quanto riguarda il cambiamento climatico è relativamente facile perché esistono numerose pubblicazioni scientifiche, su riviste di comprovata veridicità, che mostrano dati certi su questo fenomeno.

Invece, venendo al contenuto del commento: è mai esistito un tempo in cui in “Groenlandia si pascolava e nel circolo polare artico nn c’era neve”

Difficile da dire perché all’epoca non c’erano webcam. So però che greenland fu un termine coniato da Erik il Rosso per portare la gente a colonizzare questa nuova terra. Era una mossa propagandistica dell’epoca.
Quel che sappiamo con certezza è che la terra è mutata nel tempo, a ritmi molto più lenti di quelli attuali mentre oggi stiamo assistendo a cambiamenti rapidissimi. Modificazioni rapide che portano a minori meccanismi di adattamento dell’ambiente e a punti di rottura degli equilibri. Conseguenze conclamate con cause da ascrivere quasi interamente alle attività antropiche.

Quasi, non tutte…

Quel “quasi” è dovuto al fatto che la scienza usa termini assoluti solo quando parla di responsabilità assolute. In questo caso però è comprovato che la maggior responsabilità è dovuta alle attività antropiche. Impugnare quel “quasi” per dire che la responsabilità dei cambiamenti climatici non va affidata alle attività umane è ridicolo. È come se io accendessi tutti i riscaldamenti in casa, la stufa, la caldaia, il phon, e il ferro da stiro per poi incolpare il gatto con la febbre dell’aumento della temperatura dentro casa.
È assurdo che troppo spesso ci si attacchi a quel “quasi” anziché parlare dell’effettiva gravità del problema in corso.

Cosa sappiamo di certo sul problema in corso?

Sappiamo che le temperature medie globali misurate non hanno precedenti nel passato, nei decenni e probabilmente anche nei millenni scorsi. Invece, per quanto riguarda la concentrazione di CO2 il problema sta nella rapidità con cui stiamo alterando la composizione dell’atmosfera. Per ritrovare periodi con concentrazioni di CO2 similare a quella attuale (400ppm) dobbiamo tornare indietro 3, 4 milioni di anni.
Quindi, per rispondere alla domanda sulla Groenlandia rimasta in sospeso: Si, forse in Groenlandia si pascolava, ma parliamo di ere geologiche davvero lontane e in cui non c’era l’uomo.

Cosa cambia con la presenza dell’uomo?

Ragionando in modo egoistico per un istante: noi siamo molto fragili ai cambiamenti e siamo probabilmente i primi ad essere coinvolti dai cambiamenti climatici. Basta guardare un notiziario per sapere che si parla sempre più di tragedie dovute ai cambiamenti climatici, di guerre dovute ai cambiamenti climatici, di spostamenti dalle campagne non più produttive alle città, di aumento del prezzo del pane. Stiamo già scontando, come razza umana, gli effetti di questa modificazione.  Ha quindi forse ragione Rovelli che in uno degli ultimi libri ha scritto che per il Pianeta Terra tutto questo sarà qualcosa di riassorbibile. Saremo noi che spariremo da questo Pianeta, per causa nostra.
Siamo l’unica specie consapevole della propria fine individuale e l’unica specie consapevole della propria fine collettiva. Ci stiamo avviando ad una grande estinzione di massa. In fondo sappiamo anche con certezza che le precedenti estinzioni di massa, tranne quella dei dinosauri, sono state quasi tutte legate a cambiamenti climatici e questo non è consolante.

Ci hai dato un “quasi” a cui appellarci, nella speranza che non sia così…

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