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Messner: il mio film sul Nanga Parbat

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BRESSANONE, Bolzano — "Un film epico, un’avventura e una tragedia greca. Che racconta fatti e non interpretazioni". Ecco come Reinhold Messner definisce il film "Nanga Parbat", l’attesissima pellicola dedicata alla spedizione del 1970 in cui scomparve suo fratello Guenther, in uscita questo gennaio. La vicenda, chiarita solo nel 2005 col ritrovamento del corpo di Guenther, ha pesato per decenni sull’immagine di Messner che fu accusato di aver lasciato morire il fratello per inseguire le sue ambizioni personali.

Il film, diretto dal regista tedesco Joseph Vilsmaier, racconta in cento minuti la versione di Messner su quella contrastata spedizione in cui i due fratelli furono protagonisti di un enorme successo alpinistico – la storica prima salita del versante Rupal, una muraglia inviolata di oltre quattromila metri – e poco dopo di una delle peggiori tragedie della storia della montagna.

"Bisogna essere pazzi per salire quassù" ha detto il regista a Messner dopo aver girato le prime scene in Pakistan con un elicottero che ha sorvolato il Nanga Parbat sul versante Rupal fino a 7.000 metri di quota. Altre scene, quelle di scalata, sono state girate sulle Alpi. La lavorazione della pellicola, che ora volge al termine, è iniziata oltre un anno fa.

L’uscita nelle sale è prevista per questo gennaio, per quanto riguarda la versione tedesca del film. Ma Messner, che abbiamo intervistato a Bressanone durante l’International Mountain Summit, promette che nel giro di poco la pellicola sarà disponibile anche in italiano (cfr. video in calce).

Qualcuno ha commentato l’uscita del film come la ricerca di una riabilitazione definitiva da parte di Messner. Ma il grande alpinista altoatesimo smentisce, e sottolinea come l’obiettivo è proprio quello di raccontare i fatti e scappare da ogni tipo di interpretazione o significato recondito che l’uomo vuole sempre trovare dietro ogni storia.

"Non è una vendetta personale – ha detto Messner alla stampa -. E’ la storia di due fratelli. Una storia che parla di responsabilità reciproca, del rapporto tra fratello maggiore e minore. Un’avventura e una tragedia". I due fratelli Messner saranno interpretati, nel film, da Florian Stetter e Volker Bruch, entrambi attori emergenti.

Era il 27 giugno 1970 quando Reinhold e Guenther raggiunsero la vetta del Nanga Parbat, dopo una salita estenuante. Lassù Guenther, allora 23enne, accusò sintomi di mal di montagna e disse che non se la sentiva di scendere dalla stessa parte. Così Reinhold, 26enne, guidò la traversata verso il più facile versante Diamir. Guenther, dietro, durante la discesa sparì, probabilmente travolto da una valanga.

Reinhold lo cercò, senza successo, e alla fine scese da solo, ricomparendo al campo base dopo 6 giorni con gravi congelamenti ai piedi per cui dovette subire l’amputazione di 6 dita. A scatenare le accuse contro Reinhold Messner furono due compagni di spedizione, Max von Kienlin e Hans Saler, che non riuscirono a salire in vetta. Dissero che Reinhold aveva rispedito il fratello giù per la Rupal, imboccando da solo la discesa più facile, per arrivare prima al campo base e ottenere onori e gloria.

La bugia, smentita per anni da Messner, venne ufficialmente smascherata nel 2005, quando il corpo di Guenther fu trovato a 4.300 metri di quota, ai piedi della parete Diamir. "Fu una liberazione – disse Messner -. Era impossibile scegliere diversamente. La montagna era così selvaggia, ripida, difficile. Era lei a decidere, a dettar legge su cosa dovevamo fare. Noi abbiamo solo seguito il nostro istinto di sopravvivenza".
 

Sara Sottocornola

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