Itinerari

Himalaya del Dolpo – Diario di viaggio di Paolo Cognetti: nel cuore del trekking

Terzo collegamento con Paolo Cognetti, scrittore vincitore del Premio Strega 2017, che sta attraversando l’Himalaya del Dolpo con il fotografo Stefano Torrione, il pittore Nicola Magrin e la guida alpina Adriano Favre (per leggere il capitolo precedente, qui)

Al reportage integrale sarà dedicata un’importante monografia sulla regione del Dolpo che potrete leggere sul numero di gennaio (uscita poco prima di Natale) di Meridiani Montagne.

Di seguito potete leggere il terzo capitolo del diario di viaggio, oppure ascoltarlo direttamente alla voce di Paolo Cognetti (sebbene un po’ disturbata, ma le chiamate satellitari, si sa, sono così). 

 

 

Foto @ Adiano Favre

Siamo a Shey, che è il cuore di questo viaggio. Siamo entrati finalmente nel vero Dolpo, nell’Alto Dolpo. L’ultima volta che ci siamo sentiti eravamo al lago Phoksumdo, a 3600 metri; nei tre giorni di cammino abbiamo aggirato questo lago molto bello, lungo 4 km. Bisognava salire su un promontorio a 4000 metri per fare il giro e poi abbiamo imboccato una vale glaciale, con un fiume che la percorre, sulla ghiaia betulle ed una varietà di pino silvestre, per poi risalire il corpo di questo fiume fino ad un passo che è per adesso il punto più alto che abbiamo toccato, 5300 metri. È stato duro per me, per la prima volta nella mia vita ho toccato i 5000 metri e devo dire che li ho sentiti.

Poi siamo scesi dall’altra parte del passo, Gandla Là, di nuovo 1000 metri di dislivello ed ora a 4200 siamo in una conca splendida dove si incrociano due grandi vallate e due fiumi. Alla confluenza di questi c’è il monastero di Shey Gompa, che è il luogo al centro di un famoso libro, il “Leopardo delle nevi”, di cui stiamo seguendo le tracce. È un monastero che domina una piana, dove abbiamo trovato pastori tibetani perché oramai qui siamo in Tibet: politicamente siamo in Nepal, ma in realtà è Tibet. I pastori sono tibetani, gli usi, la lingua, i simboli, ecc. Giù nella piana questi yak che pascolavano, che questa mattina sono stati caricati di legname e sono partiti in una carovana verso nord-ovest.

Foto @ Adiano Favre

Io sono andato a visitare un monastero molto bello che c’è qua sopra, a 4400/4500 metri, dove ancora c’è un monaco che lo custodisce. Una giornata di riposo dopo 6/7 giorni di cammino per la prima volta ci siamo fermati qui a Shey ed è stata l’occasione di fare il bucato, di lavarci un po’, di riposarci, guardarci intorno, leggere e scrivere. Siamo una carovana anche noi, perché siamo 10 persone e 20 muli ed una decina di ragazzi nepalesi, che sono bravissimi, simpaticissimi e sempre allegri. Ci muoviamo in questa lunga comitiva di uomini ed animali.

Domani attraverseremo un altro passo a 5000 metri e scenderemo nella valle di fianco, verso il paese di Saldang, un altro paese di cultura tibetana, di cui spero i racconterò nel prossimo collegamento.

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2 Commenti

  1. Salve a tutti i componenti la spedizione!Leggo con immenso piacere i vostri articoli perché rivivo questo splendido trek che feci nel 2013 con la mia Guida Abele Blanc! Un’esperienza grandiosa ed irripetibile!!!! Noi ci aggiungemmo anche il Mustang da Kagbeni:altro gioiello!!!Buona fortuna

  2. Appena rientrati in due dallo stesso percorso completato in stile un po’ minimale insieme ad una sola guida e un amico mezzo portatore perché abbiamo scelto di portare tutto noi. Riempie il cuore sapere a breve di poter leggere un libro che ravvivi i nostri ricordi meravigliosi. Ricordi di vite remote e natura mozzafiato! Grazie

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