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Aggressione dell’orso in Trentino. I dubbi dello zoologo Sandro Lovari

La cronaca degli ultimi giorni, con l’aggressione di un uomo da parte di un orso in Trentino, ha riportato all’attualità la discussione sul reinserimento dell’orso nelle Alpi. Molte le cose che sono state dette, anche forti, soprattutto da parte della politica, sull’onda emotiva del momento.
Abbiamo quindi voluto chiedere a Sandro Lovari, zoologo, docente e ricercatore dell’Università di Siena ed esperto di grandi mammiferi (celebri sono i suoi studi sui leopardi delle nevi), la sua opinione per capire se realmente ci sia un allarme orso nelle Alpi e se sia possibile una convivenza tra l’uomo e questo grande mammifero. 

Professore Lovari, in riferimento al caso di cronaca di questi giorni, c’è un pericolo orso sulle Alpi o si tratta di un caso isolato?

Normalmente nell’Arco Alpino ed in Europa l’orso non rappresenta un pericolo per l’uomo perché è un animale con un’alimentazione molto varia, solitamente per la maggior parte di origine vegetale, quindi è difficile che attacchi l’uomo. Soprattutto nella forma come è stata descritta in questo attacco: diretto, apparentemente non provocato. È davvero molto strano che una persona in giro nei boschi venga attaccata da un orso senza che ci sia stata una provocazione, come un eccessivo avvicinamento all’animale o la presenza di piccoli. Non è normale, è molto anomalo.
Il cane, se era con il padrone e non era minaccioso, non avrebbe dovuto scatenare l’attacco; non è che quando gli orsi vedono passare un lupo, lo attaccano. Cosa faceva il cane? Cosa faceva il padrone? Perché l’orso ha attaccato il padrone e non il cane?

In molti nelle ore successive all’attacco hanno parlato di una vera e propria invasione di orsi. È proprio così?

La Slovenia non è lontanissima, quindi è possibile che ci sia qualche maschio in fase di dispersione (i maschi si muovono su superfici che arrivano fino a 800 mila ettari) attratto dalle ricche risorse alimentari nei meleti ed alveari del Trentino; in più ci sono le femmine di orso. Non dimentichiamo poi che gli orsi si riproducono e il loro numero cresce fino a raggiungere, come qualsiasi altra specie animale, la capacità di sostentamento della popolazione in quell’area. Chiaramente più aumenta la densità, più aumenta la probabilità di incontri con l’uomo.

Sotto attacco è il progetto Life Orsus per il reinserimento dell’orso bruno nelle Alpi. È stato un errore secondo lei?

Io sono stato contrario fin dall’inizio e come me diversi altri zoologi. Non è assolutamente realistico pensare di avere una popolazione di orsi, parliamo di 40/50 non due o tre, in un’area così fittamente abitata ed antropizzata come il Trentino. Non ci si deve meravigliare se poi i nodi che vengono al pettine sono grossi. Nei sondaggi che l’Istituto Nazionale per la fauna selvatica, come allora si chiamava, fece prima di promuovere questa azione non venne fatta discriminazione tra l’abitante della città ed il proprietario del meleto o dell’alveare o chi sta in campagna; è chiaro che chi ha poche occasioni di conflitto con l’orso abbia espresso pare positivo, è un animale che strappa simpatia ed attira turismo, però bisognava rendersi conto che è anche un grosso carnivoro. Un orso normale mangia dai 15 ai 20 kg di cibo al giorno, se si tratta di un’orsa con piccoli, pertanto in allattamento, si sale a 40 kg. Sono sorgenti alimentari molto ricche. Sono tutte selvatiche? Forse è stato un po’ ingenuo pensare che fosse così. Fin dall’inizio sembrò un’operazione un po’ superficiale, fatta più per l’apparenza, che per la sostanza conservazionistica ed ora si tratta di risolvere i problemi.

La convivenza tra orso ed essere umano possibile?

La convivenza è possibile. Gli abruzzesi convivono con l’orso da centinaia di anni, però bisogna essere preparati anche a subire dei danni ed incontrare dei problemi. È un po’ come un matrimonio: ci sono dei lati positivi e dei lati negativi, l’immagine idilliaca di un matrimonio privo di aspetti negativi è completamente non realistica. La stessa cosa nel caso dell’orso. I proprietari dei greggi abruzzesi di tanto in tanto subiscono perdite, ma le mettono in conto: l’orso non gli sta simpatico, ma fa parte dell’evento naturale. Nelle Alpi invece era scomparso e le persone si erano dimenticate di cosa significava averlo. In Trentino si era persa cognizione ed oggi colpisce molto di più quando si verifica un evento di questo tipo.
In futuro avverrà anche per il lupo, in tutta Italia: un grande carnivoro è un vicino di casa che comporta dei costi, spesso non eliminabili, che bisogna essere pronti a pagare.

Quale è quindi la soluzione?

Bisogna predisporre delle strategie di gestione controllata, oculata, obiettiva e soprattutto non emotiva, perché con l’emotività non si gestisce nulla. L’abbattimento dell’orso non è una soluzione; può esserlo momentaneamente per il singolo individuo, ma quello che fa un individuo può venire prodotto anche in altri. Inoltre, eliminando degli orsi si rischia di ridurre il numero sotto un livello tale che non consente più la sopravvivenza della popolazione. Pensiamo all’orso bruno di Yellowstone, che era stato ridotto ai minimi termini, senza ascoltare i biologi, con una politica miope che ne portò la popolazione sull’orlo dell’estinzione. Ci vollero 30 anni per rimediare a questa mala gestione e tornare ad una densità naturale, come l’area consentiva. Gli errori di gestione con questi mammiferi, che hanno un tasso di riproduzione molto lento, hanno forti conseguenze: se viene uccisa un’orsa, che inizia a riprodursi quando ha 4 anni di età, il danno alla popolazione è enorme perché viene eliminata una riproduttrice (nel corso della sua esistenza, mediamente non produce più di 6/8 piccoli) che avrebbe potuto contribuire in modo importante alla sopravvivenza della popolazione. I grandi mammiferi sono particolarmente difficili da gestire, perché se il loro numero scende al di sotto di un determinato livello, che varia da specie a specie, da area ad area, poi la ricostruzione della popolazione diventa molto faticosa.

Cosa fare quindi in Trentino?

Nel caso dell’orso in Trentino, la strategia più realistica è quella di aspettarsi dei problemi e quando si verificano cercare di capire se è colpa dell’orso o dell’essere umano, perché è assolutamente scorretto eliminare un povero orso che non ha cattive volontà, specialmente poi se le cose non sono come vengono raccontate.

 

Foto in alto @ newsgiudicarie.it

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