Alpinismo

Barmasse in Tibet sullo Shisha Pangma: “Ci siamo fermati a 2 o 3 metri dalla vetta per restare vivi” di Enrico Martinet da La Stampa

Vi riproponiamo l’articolo di Enrico Martinet, pubblicato il 23 maggio su La Stampa, sulla salita alla parete sud dello Shisha Pangma da parte di Hervé Barmasse e David Gottler. 

 

Testo di Enrico Martinet, Foto Hervé Barmasse

«Quando ho cominciato a pensare di poter tentare di vivere una scalata in Himalaya in completa autonomia ero molto motivato perché dopo Messner, Loretan, più recentemente House e pochi altri, nessuno ha il coraggio di affrontare un’avventura così incerta nel risultato, rischiosa». Hervé Barmasse parla dal campo base dello Shisha Pangma, in Tibet.  

E’ il giorno dopo l’impresa: 13 ore per salire e di sera di nuovo in tenda. Un giorno per raggiungere la cima, anzi tre metri sotto, a quota 8.024, e scendere. Lui e il tedesco David Gottler. Sfiniti, ma felici. Niente prima salita, come avevano previsto, niente «goccia d’acqua», cioè inseguendo la verticalità estrema, dal piede alla cima. «Colpa del tempo – dice Hervé -. Non abbiamo mai potuto contare su più di un giorno di sereno. L’unica finestra garantita dal meteorologo Gabl era al massimo di 24 ore. Impensabile di avventurarsi su una via ignota con nessun margine prima dell’arrivo di nubi, vento, neve, freddo. Ci vogliono almeno due giorni di cielo sereno, altrimenti il rischio è esagerato, sarebbe sciocco». Continua a leggere l’articolo su La Stampa

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Un commento

  1. Il Sig. Martinet poteva chiedere non quanti metri ma quanti minuti o ore mancassero. al maratoneta che si ferma a 41 km non chiedi il tempo ma quanto gli mancava come distanza e come tempo

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