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Alleniamo l’esperienza – Guida Alpina Michele Comi

Alleniamo l’esperienza

per ri-scoprire la propria Montagna

per prepararsi ad essere impreparati

Dopo tanti anni di attività professionale condotta sul campo, in montagna, per creste e pareti, entro frane o aree instabili, ma anche per semplici percorsi escursionistici, quando devo decidere quale direzione prendere o quale comportamento adottare, attingo informazioni da un insieme di conoscenze e, soprattutto, da una messe di dati sensoriali ed emotivi, frutto di un vissuto a contatto con la Natura, in particolare quelle ricollegabili al tempo in cui, bambino, saltabeccavo tra pascoli, rocce e torrenti al limite dei ghiacciai a 2500 m, nei pressi del rifugio gestito dalla mia famiglia.

Ad esse si aggiungono i ricordi delle primissime esperienze alpinistiche di gioventù, a volte incaute o avventate, ma che hanno contribuito a sviluppare un senso di sempre Vigile Attenzione, una capacità istantanea d’agire d’istinto, ancor prima che con la razionalità. Poi, in seconda battuta, dal “brodo di coltura” della lunga trafila formativa dei corsi guida arrivano le informazioni tecniche, per approdare all’affidamento nel giusto attrezzo, al materiale, alla tecnologia.

Anno dopo anno s’accresce la capacità di distinguere la “tecnica” dal “fattore umano”, producendo un senso di “liberazione” che apre le porte a consapevolezze inattese e migliora la Qualità del mio andar per monti.

Così ora ho deciso di “sottrarre” e di eliminare metodi affrettati e mete inadeguate, un tempo scelti solo per rimpolpare l’autostima, ma privi sensibilità, di risonanza sensoriale e percettiva, di comprensione, di reale consonanza con la  Montagna ideale.


Cosa significa allenare l’esperienza?

L’esperienza non è trasmissibile

Ognuno di noi si muove in un universo sensoriale che è legato a ciò che la sua storia personale ha prodotto a partire dall’educazione che ha ricevuto.

Considerando che la relazione con l’ambiente è il mezzo più potente per migliorare le nostre capacità d’osservazione, di ascolto e di presa delle decisioni, ho pensato a un percorso di avvicinamento, un suggerimento per consentire l’attivazione – sorvegliata – di esperienze autentiche e personali, alla ri-scoperta del proprio modo di esplorare questi luoghi rari e preziosi.

Il rischio in montagna è ineludibile e l’assunzione di responsabilità come mezzo di autoprotezione, è l’unico efficace antidoto.

Prepararsi ad essere impreparati potrebbe essere il motto di questo percorso d’allenamento, dove la natura va sentita, “provata”, per riacquistare il Senso, rifuggendo alla trappola dell’uomo tecnologico, che allontanandosi dalla Natura perde Sensibilità, cadendo nella trappola dell’ignoranza assistita, i cui effetti dannosi incrementano di uscita in uscita. 

Si tratta di privilegiare e percepire pienamente ogni passo verso l’alto e tutto quello che ci sta attorno, concentrandoci, sul Qui ed Ora, per toglierci un po’ di dubbi, senza l’assillo di tensioni continue verso la vetta o il “risultato”.

Mireremo a obiettivi provvisori, non del tutto programmabili, semplicemente perché non catalogabili in categorie rozze, obiettivi che si evidenzieranno nello svolgersi dell’esperienza, adatti a tutti e soggetti a una revisione continua, dove non esiste l’insuccesso, ma solo una soluzione inefficace.

Così forse potremo percepire le mille sfumature e variabili di questi ambienti, che troppe volte ci sfuggono se ci troviamo ossessivamente protesi, con il capo chino e il fiato corto, verso la vetta.

Come si attiva il programma d’allenamento dell’esperienza?

Con una prima giornata, introduttiva al “percorso d’allenamento”, in un sito particolare, unico e irripetibile, tra Valtellina ed Engadina.

Calendario e luogo saranno definiti di volta in volta, in funzione delle condizioni della montagna.

Servirà per conoscersi, valutare il proprio “passo”, sentire e sentirsi per definire le tappe successive.

Ognuno, al proprio livello, potrà arrampicare, sciare o semplicemente camminare.

In seguito potremo salire progressivamente, per fissare l’esperienza autentica, non per la preminenza della guida, che sempre di più si tramuterà in un invisibile custode e semplice facilitatore della vostra sperimentazione, conoscenza e saggezza in parete.

Forse così potremo concentrarci unicamente sul nostro cammino trovando un bilanciamento alla fretta, al rumore e magari a qualche dubbio e difficoltà del quotidiano.

Periodo: tutto l’anno.

Destinatari:

-tutti i frequentatori della montagna, con o senza esperienza;

-organizzazioni o aziende che ritengono attuale e strategica l’idea di essere preparati all’imprevisto.

Contattatemi per saperne di più.

Michele Comi www.stilealpino.it

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2 Commenti

  1. Esempi imparati dall’esperienza: anche su ferrata..portarsi corda,un martello e un chiodo, piccozza .Infatti a volte il cavo e’ tranciato da caduta masso, oppure sepolto sotto neve dura…oppure un compagno neofita si impaurisce ..o si trova qualcuno per strada incrodato.Ovviamente ..kit di pronto soccorso.Pure nastro adesivo per trattenere suola che si e’ staccata.Meglio avere peso in piu’ che non si usa , che aver bisogno di qualcosa e non averlo portato.Spesso, in una comitiva, chi prende in giro chi porta troppo è poi il primo a ringraziare per la magica comparsa di qualcosa di utile a se stesso o morosa.

  2. Indugio nel sottolineare la necessità di non ricadere nella sola ricerca (o ridondanza) di idonee attrezzature, ma di recuperae una visione complessiva utile ad allenarci a tollerare il rischio, mettendolo a fuoco per quello che è, ovvero un elemento fondamentale dell’esperienza in montagna, senza il quale non esisterebbe una relazione con la realtà.

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