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Gressoney, le vittime erano tutte alpinisti esperti

Antonella Gallo, 51 anni, Fabrizio Recchia, 51 anni, Antonella Gerini, 50 anni, e Mauro Franceschini, 58 anni. Questi i nomi dei quattro alpinisti morti ieri mattina a Gressoney-Saint-Jean a seguito del crollo della cascata di ghiaccio Bonne Année. Con loro Tino Amore, 60 anni, istruttore del CAI, uscito illeso perché in sosta in parete sopra al punto in cui si è staccato il ghiaccio dalla parete.

Tutti vivevano fra La Spezia e Massa Carrara ed erano iscritto al CAI. Erano un gruppo affiatato, che andava in montagna assieme da anni. Scalatori esperti.

Franceschini era istruttore nazionale di alpinismo, mentre Recchia istruttore di alpinismo ed arrampicata, gestiva un agriturismo a Caprigliola in Lunigiana, che aveva chiamato “Montebianco” per rendere omaggio alla montagna che più amava. Proprio sul Monte Bianco, sulla parete sud dell’Aguille de Chatelet, Fabrizio e Mauro avevano aperto una via difficile, Fast&Furious, nel 2013. Assieme i due amici avevano anche scritto una guida sulle falesie di Toscana e Isola d’Elba.

Anche le altre due vittime erano esperte alpiniste: Antonella Gerini, architetto di Carrara, era istruttrice, mentre Antonella Gallo, mamma ed impiegata in banca, stava per diventarlo.

“Erano tutte persone preparatissime dal punto di vista tecnico, istruttori e appassionati che frequentavano la montagna da anni e anni. Hanno insegnato ad arrampicarsi a mezza Toscana” racconta al Secolo XIX Davide Benedetti, presidente del CAI di Fivizzano, che aggiunge: “Difficile trovare gente così prudente, persone pienamente consapevoli delle loro capacità e dei loro limiti, sapevano valutare la montagna. Sono assolutamente certo che hanno valutato di poter iniziare la salita, c’erano le condizioni per poterlo fare. Dal punto di vista umano – conclude – li ricorderò sempre per la loro grande generosità nei confronti di tutti, in particolar modo per tutti quelli curiosi della montagna. E avrò sempre la loro immagine in mente, in relax, dopo il rientro, con una birra in mano”.

Probabilmente sono stati traditi dall’innalzamento delle temperature di oltre 17 gradi in sole due ore. La stazione meteorologica regionale di Gressoney Bieltschocke alle 9 di ieri 16 febbraio segnava -6,6 gradi, alle 11, ora del crollo, la temperatura è improvvisamente salita a +10,9 gradi.

Alberto Fantone, guida alpina del Piemonte, spiega però al Corriere della Sera: “Questa è stagione di grandi escursioni termiche e la temperatura in montagna dall’alba, che è il momento più freddo, a mezzogiorno, può facilmente variare anche di 25 gradi se la località è esposta al sole. Per scalare sul ghiaccio la temperatura ideale è tra i -5°/-10° di notte e qualche grado sopra lo zero di giorno. Oggi (ieri, ndr) la temperatura era leggermente troppo calda, ma certamente non basta un giorno di alte temperature per deteriorare l’intera cascata, tenendo conto che di notte si va abbondantemente sotto zero. Per fare un paragone, le ore di calore di stamattina sono come aver tenuto un cubetto di ghiaccio fuori dal freezer per un paio di minuti: un tempo non sufficiente per compromettere la struttura. Anche la sollecitazione delle piccozze degli alpinisti può aver influito sul distacco, ma un crollo di così grandi dimensioni era imprevedibile considerato che il muro di ghiaccio era saldato alla roccia. Fratture complete e rapide avvengono più facilmente a -15° perché il ghiaccio perde plasticità, è molto tirato e il colpo di piccozza può spaccare di netto la linea che lega il ghiaccio”.

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