Alpinismo

Everest, amicizie da campo base

“La vita è piena di sorprese! – scrive Alex dal campo base dell’Everest – Tre giorni fa questa bellissima amica è apparsa al campo base dell’Everest. L’abbiamo chiamata Gatz (sale in basco). E’ diventata parte della squadra: ci prendiamo cura di lei e lei vive e dorme con noi. Incredibile!”

Da molti anni durante il periodo delle spedizioni al campo base dell’Everest si aggirano tra le tende dei cani che vengono temporaneamente adottati dagli alpinisti che danno loro un nome. Sono animali semi-selvatici, spesso molto belli, della razza che Alex Txikon mostra nelle sue foto, certamente parecchio abili nel vivere in alta montagna.

Alcuni anni fa Makalu, così lo aveva chiamato Giampietro Verza, accompagnava gli alpinisti sull’IceFall fin molto in alto, andando a trovare percorsi alternativi alle scale di alluminio che gli sherpa posizionavano per superare i crepacci.

Del resto le tende cucina e i loro scarti alimentari sono per questi cani una formidabile occasione per banchettare senza troppa fatica. Il rovescio di questa bella medaglia alpinistico-animalista si presentò una quindicina di anni fa quando un aumento incontrollato del numero di questi animali, che si raggruppavano talvolta in branchi, mise a repentaglio l’esistenza di alcune specie di animali selvatici, soprattutto ungulati, che i cani, nelle loro scorrerie lungo la valle del Kumbu che porta al campo base dell’Everest, attaccavano facendo strage, in particolare di cuccioli, non disdegnando ovviamente gli agnelli dei pastori. Questo costrinse le autorità del Sagarmatha National Park, il Parco dell’Everest da oltre 25 anni proclamato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, ad una campagna di abbattimento.

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