Kangche, la Meroi rinuncia per amore
KATHMANDU, Nepal — “Romano non stava bene, procedevamo a rilento, faticava a camminare. Non potevo proseguire. L’ho riaccompagnato al campo base. La discesa è stata un calvario”. Queste le parole usate da Nives Meroi per raccontare la difficile la rinuncia sul Kangchenjunga, ma soprattutto la drammatica discesa da 7.500 metri, compiuta ieri mentre Edurne Pasaban conquistava il suo dodicesimo ottomila. Una competizione che, di fronte al malore del marito, per lei ha perso ogni importanza.
“Nives stava bene – racconta la sorella Leila Meroi sul sito dell’alpinista – nonostante il peso dello zaino e la fatica del soggiorno prolungato a 7300 metri a causa del vento, dove entrambi hanno abbandonato inutilmente altre forze. Lui però non ce la fa: procedono a rilento, Romano fatica a camminare ed è fra gli ultimi della colonna. Lei lo aspetta, gli toglie un po’ di carico dalle spalle, svuotando parte dello zaino di lui all’interno del suo, già pieno da scoppiare. Ma nonostante questo Romano è troppo stanco per proseguire”.
Secondo quanto riferito dall’alpinista, a quel punto sono stati somministrati a Benet dei test neurocognitivi che hanno escluso un principio di edema. Forse erano solo finite le energie. In ogni caso, le sue condizioni erano piuttosto serie e la Meroi ha deciso di rinunciare alla cima per riaccompagnare il marito al campo base.
Intanto, Edurne Pasaban raggiungeva la vetta e conquista il 12esimo ottomila. Per Nives, invece, gli ottomila scalati senza ossigeno per ora resteranno 11. Ma la scelta era inevitabile: anche la discesa, in queste condizioni, è stata lunga e difficile. Nel pomeriggio la Meroi e Benet riescono a raggiungere finalmente le loro tende e mandano un messaggio a casa: “Siamo al CB, Romano è in tenda come uno zombie. Io sono sfinita”.
Sul sito della Meroi sono riportati alcuni stralci dei diari dell’alpinista svizzero Erhard Loretan e del francese Benoit Chamoux, che proprio sul Kangchenjunga nel 1995 “si giocarono” il titolo di terzo uomo ad aver scalato tutti gli ottomila. Loretan quella volta arrivò in cima completando la serie, Chamoux invece, sfortunatamente, scomparve sulla montagna insieme al suo cameraman.
Commosso il commento della sorella di fronte alla scelta di aiutare il marito invece che di salire in cima da sola. “Quella vetta era lì ad aspettarti Nives – scrive Leila -, inchinandosi come molte altre in passato alla bellezza e alla semplicità del tuo stile leggero. Un’alpinista forte, generosa ed una donna che ha preferito l’Amore per il suo compagno alla mera competizione. Il tuo sogno era a portata di mano…bastava allungarla e procedere, anche da sola, per ricevere il dovuto tributo. Ma hai cominciato questo percorso insieme a lui, a Romano e insieme vi siete tenuti stretti l’uno alla vita dell’altra, percorrendo con fiducia una strada ricca di gioie ed imprevisti. Senza di lui sognare non sarebbe stato lo stesso. Così nel momento della difficoltà, quando altri avrebbero soffocato la coscienza in vista del trionfo finale, tu ti sei fatta da parte e lo hai riportato sano e salvo nel guscio sicuro del campo base”.
Aggiornamenti sulle condizioni di Benet e ulteriori racconti sulla salita arriveranno dai due alpinisti nei prossimi giorni. Per ora una cosa è certa: questa travagliata stagione, partita male con l’andirivieni dal Kangchenjunga alla Sud dell’Annapurna, per la Meroi si chiude qui. E’ tempo di tornare a casa, per riposare, mettere un punto e ripartire da pagina nuova.
Foto courtesy http://nives.alpinizem.net/