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Abruzzo, neve sulle valanghe

Sono giorni difficili per l’Abruzzo, colpito duramente dalle nevicate, che hanno isolato decine di paesi ancora oggi senza elettricità, poi dal terremoto, che ha destabilizzato l’eccezionale quantità di neve sui pendii dell’Appennino, causando valanghe e morti.
A Rigopiano dal 20 notte si sta scavando senza sosta per cercare dei superstiti, senza perdere completamente la speranza, anche se sono passate 96 ore e da ieri le macerie stanno restituendo solo corpi senza vita. L’impegno è però ovunque nella regione, dove gli uomini del soccorso con gli sci, le ciaspole, gli elicotteri stanno fornendo assistenza e conforto alla popolazione.

Ieri l’ennesima tragedia: un elicottero del 118 è precipitato mentre stava portando uno sciatore feritosi in pista non lontano dalla piana di Campo Felice. Il velivolo stava volando ad un’altezza di 600 metri, probabilmente la causa dello schianto è stata la scarsa visibilità data dalla fitta nebbia e dalle nuvole basse. Sei le vittime: lo sciatore, Ettore Palanca di 50 anni, e i cinque membri dell’equipaggio: Walter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del CNSAS, Davide De Carolis, 39 anni, tecnico dell’elisoccorso del soccorso alpino, Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, 42 anni, verricellista anch’esso del soccorso alpino, Gianmarco Zavoli, pilota. 

Di certo tutti impegnati in questi giorni nell’emergenza; Walter Bucci e Davide De Carolis fino a ieri erano a Rigopiano. “Siamo sotto choc perché conosciamo tutti gli operatori che erano a bordo” raccontano gli uomini chiamati a recuperare le salme dei propri colleghi ed amici.

Nevica ancora sulla fin troppo alta coltre di neve che sta mettendo a dura prova l’Abruzzo, una terra già così profondamente ferita e che non domandava ancora morti. L’ennesima tragedia, che questa volta va a colpire proprio quegli uomini che da ore stanno lavorando per portare aiuto, ma anche speranza. “Angeli” vengono soprannominati, ma che a questo appellativo rispondono: “Non siamo né angeli della neve né eroi. Non vogliamo alcuna medaglia. Siamo certamente preparati tecnicamente, ma soprattutto amiamo la montagna e le sue comunità. Solo per questa ragione siamo qua”. C’è da crederci che terranno duro, come la gente dell’Appennino. Poi ci sarà tempo per cercare le responsabilità. 

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