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Freddo, seracchi e neve: le battaglie di Txikon e Revol

Dopo i giorni trascorsi ad attrezzare la IceFall, Alex Txikon porta avanti la sua acclimatazione spendendo qualche notte in quota: la prima in un campo provvisorio a 5870 metri, la seconda a campo 1, posizionato a 6050 metri, dove, dice l’alpinista basco, ci sono -30°C.

“Sono stati giorni difficili in cui abbiamo portato molto carico sulle spalle” scrive Txikon, che aggiunge: “a 5500 metri i seracchi diventano più interessanti, ma non sono pericolosi”, è invece lo sforzo necessario per mettere in sicurezza il passaggio nella IceFall, che pesa.

“A 5600 metri – racconta il basco – siamo passati sotto un seracco che non mi ispirava per niente fiducia, ma ero ottimista e l’abbiamo affrontato senza pietà. Abbiamo poi attraversato alcuni blocchi di ghiaccio, da dove inizia una sezione di 150 metri, che ho chiamato “il braccio della morte”, qui il respiro si congela ed il cuore batte ancora più forte”. I grandi seracchi e le alte torri di ghiaccio incombono sopra le teste e creano uno stretto e fragile cunicolo, che impressiona e incute paura.

Il gruppo di lavoro ha finora portato il materiale, sia quello alpinistico, che quello necessario a girare il documentario sull’impresa, a 5775 metri. Alle 18.30 è però ora di scendere al campo base, passando nuovamente nel “braccio della morte”, “la seconda volta è ancora più spaventoso”, per tornare a riposarsi in tenda, dove il termometro segna -23°, un numero “raccapricciante solo a vederlo” dice Txikon.  

Nel frattempo, a qualche centinaio di km in linea d’aria, Elisabeth Revol spezza il silenzio dietro il quale si trincerava dal 30 dicembre, giorno in cui era arrivata a campo base.

Lo fa per aggiornare circa le condizioni meteo al Manaslu: se infatti le giornate all’Everest sono buone e stanno aiutando Txikon ad avanzare nel lavoro di acclimatazione e attrezzatura della via, al Manaslu le cose vanno diversamente: il vento soffia forte e da inizio gennaio sono caduti circa 2 metri e mezzo di neve. “Nevica ogni pomeriggio, non è quindi facile per l’acclimatamento, ma è tutto ok”, nonostante “si combatta contro il freddo”. Del resto, come ricorda la francese al compagno di squadra Ludovic Giambiasi, questo è quello che “significa inverno”.

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