Alpinismo

Premio Cassin: la parola ai vincitori

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LECCO — "Prima facevo l’arrampicatore sportivo e premiavano gli alpinisti. Ora faccio l’alpinista e premiano gli arrampicatori. Insomma prendo sempre l’onda sbagliata…". E’ quello di Cristian Brenna il commento che suscita più simpatia nella sala Ticozzi di Lecco, dove mercoledì sera si è svolta la serata dedicata al Premio Cassin. La spedizione di Brenna, autore con Barmasse e Ongaro della prima salita alla Nordovest del Piergiorgio, in Patagonia, ha ricevuto solo una menzione speciale della giuria, mentre il Premio per l’alpinismo è andato alla libera in Wenden di Matteo Della Bordella.

La serata del Premio Cassin si è aperta, mercoledì sera, con la presentazione del libro "Cassin, cento volti di un grande alpinista", voluto dalla famiglia e dalla fondazione per celebrare il centesimo compleanno di Cassin, che cadrà il prossimo 2 gennaio. Gli autori del libro, Alessandro Gogna, Laura Melesi e Daniele Redaelli hanno raccontato la nascita del libro e allietato gli spettatori con emozionanti racconti della vita del grande alpinista lecchese.
 
A seguire, la premiazione, che ha visto avvicendarsi sul palco della sala Ticozzi grandi nomi dell’alpinismo come Simone Moro, Mario Conti, Cristian Brenna, Giovanni Ongaro, Hervè Barmasse. Il premio, però, è andato ad un giovane climber: Della Bordella, 24 anni per la libera sulla via Coelophisys, sulle pareti svizzere del Wenden. "Quest’avventura è iniziata tre anni fa – ha detto il giovane Ragno di Lecco dopo aver ritirato il premio – e non l’ho portata avanti da solo, il merito va anche dei miei compagni Fabio Palma e Adriano Selva con cui ho aperto la via che poi quest’anno l’ho ripetuto in arrampicata libera. E’ stata un’avventura che ci ha rapito e coinvolto in modo completo, ma sono sicuro che sarà un punto di partenza perchè nell’alpinismo perchè l’importante è non fermarsi, esplorare nuovi terreni".
 
Alle prime salite del Cerro Piergiorgio, in Patagonia, e del Beka Brakkai Chhok, in Patagonia, sono andate delle menzioni d’onore della giuria.
 
"Sono quello che lega questi cinque alpinisti sul palco – ha detto Barmasse, protagonista di entrambe le salite, ritirando il premio -. Non mi sto a dilungare sui dettagli tecnici del Piergiorgio, 1000 metri di parete inviolata salita con 28 lunghezze dopo anni di tentativi, o sulla difficoltà di salire in stile alpino, con Simone, una montagna inviolata di quasi settemila metri. Voglio soprattutto ringraziare i miei compagni. Mario Conti, che da solo rappresenta buona parte della storia dell’alpinismo, non solo lecchese, Moro, che ha compiuto una prima invernale su un ottomila, Brenna, climber da record col suo 9a, che ora si dedica all’alpinismo. E Giò, grande amico e compagno di cordata che se la sa sempre cavare, in ogni situazione. Non tutti i ragazzi di 30 anni hanno la fortuna di portare a casa ricordi ed esperienze del genere".
 
Sono seguiti commenti e ringraziamenti di Conti, Moro, e Ongaro, che ha annunciato un’imminente nuova spedizione con Barmasse e con altri compagni, della quale speriamo di potervi dare presto i dettagli ma che per ora resta top secret.
 
Ma sono il candore e la simpatia di Brenna, Ragno di Lecco e uomo della Finanza, a conquistare il pubblico e a strappare gli applausi. "Con gli amici, ironizzavamo poco fa sul fatto che non vinco mai niente – ha scherzato l’alpinista -. Prima facevo l’arrampicatore sportivo e premiavano gli alpinisti. Ora faccio l’alpinista e premiano gli arrampicatori. Insomma, prendo sempre l’onda sbagliata… Ma sono felice, di questa menzione e della scalata compiuta con Giò ed Hervè".
 
Mariassunta Lenotti, medico e responsabile del Dispensario Medico di Askole dedicato a Lorenzo Mazzoleni, ha ritirato il premio Cassin per la cultura, vinto dall’Associazione Amici di Lorenzo. La Lenotti ha ringraziato la giuria e i suoi collaboratori, dedicando un pensiero speciale alla mamma di Lorenzo che di recente ha fatto visita al dispensario, sulle montagne del Karakorum. E poi ha voluto dedicare degli auguri speciali a Cassin, per il quale ha lasciato un biglietto d’auguri e un portafortuna pakistano da parte dell’associazione. Una menzione speciale per la cultura è andata a Luca Pellicioli per la tesi di dottorato sui camosci delle Alpi Orobie.
 
La serata si è chiusa con tre canti del Coro Grigna, che ha ricevuto un riconoscimento speciale per i 50 anni di "carriera". Gli alpini, dopo essersi esibiti a metà serata con La leggenda della Grigna, hanno voluto dedicare La montanara e un canto friulano a Cassin, per chiudere poi con il toccante "Signore delle Cime".
 
Sara Sottocornola

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