Storia dell'alpinismo

Lino Lacedelli: storia di una vita

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È stato il primo a conquistare la vetta del K2 e per questo, insieme ad Achille Compagnoni, è passato alla storia. Lino Lacedelli, classe 1925, ha firmato innumerevoli salite sulle Alpi, specialmente sulle Dolomiti, ed è stato uno dei padri dell’alpinismo italiano e internazionale. Lo ricordiamo qui, attraverso le tappe più importanti della sua vita sui monti e le foto scattate in alcuni momenti più importanti come nel cinquantenario della prima scalata della “montagna degli italiani”.

Lino Lacedelli nasce il 4 dicembre 1925 a Cortina d’Ampezzo, ai piedi delle Dolomiti bellunesi. Dalle montagne rimane subito affascinato, e all’età di 14 anni si avventura per la sua prima scalata sulle Cinque Torri, le vette che si innalzano proprio dietro casa. Scala in libera, senza usare alcuna corda e con le scarpe chiodate. Contravviene agli ordini del padre e mentre sale supera la guida Simone Lacedelli, legato con due turisti inglesi. E come riferiscono i suoi amici del sito degli Scoiattoli di Cortina, “per poi buscarle sia dall’uno che dall’altro”.

Era il 1939, e proprio in quell’anno una decina di giovanissimi ragazzi fondavano l’Associazione alpinistica di Cortina, il gruppo degli Scoiattoli, di cui fu membro illustre Lacedelli.

Innumerevoli le salite per cui viene ricordato, anche se quella per cui è diventato famoso in tutto il mondo, uscendo dalla nicchia alpinistica ed entrando nei libri di storia, è la conquista del K2 del 1954, dove arrivò in vetta insieme ad Achille Compagnoni. Lacedelli a 29 anni diventava il primo uomo a mettere piede sulla seconda vetta della terra, la montagna degli italiani.

Quando fu convocato da Ardito Desio per questa straordinaria avventura, Lacedelli era giovane e scapolo, lavorava come idraulico, guida alpina e maestro di sci, con un’intensa attività alpinistica in Dolomiti, specialmente sulle Torri di Lavaredo, Tofane, Marmolada e Civetta, ma anche sul Grand Capucin, e sul Badile.

Già un ottimo curriculum quindi, anche se la vera svolta non poteva cha arrivare con la salita del 1954. Lacedelli ricordava il capo spedizione Desio come “un capo molto accorto ma anche molto duro, penso che fosse anche per la situazione difficile in cui ci trovavamo. Quando scendevamo dai campi alti, stanchi e dopo molti su e giù, capitava che ci rimproverasse per una dimenticanza o un’imprecisione. Sono tensioni, però, che si vivono in tutte le spedizioni. Devo dire che era sempre attento all’organizzazione ma anche alle nostre esigenze: ci ha sempre aiutati anche moralmente, e questo è stato molto importante per la riuscita della spedizione”.

Per il cinquantenario di quella salita l’alpinista di Cortina tornò al K2, dove sono state fatte alcune delle foto che trovate qui sotto nella galleria, scattate dalla spedizione K2 2004.  Il 2 dicembre dello stesso anno fu nominato Cavaliere di Gran Croce, Ordine al Merito della Repubblica Italiana, dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, e gli fu consegnata la Medaglia d’oro al valor civile.

Tante altre poi le vie che portano la sua firma e le salite importanti, soprattutto sulle Alpi. La scalata della parete sud-ovest della Tofana di Rozes nel 1947, la difficile via sulla Cima Scotoni aperta nel 1952 con Luigi Ghedina e Guido Lorenzi. L’anno dopo la prima salita invernale sulla Croda Rossa, mentre nel 1959 scala il terribile spigolo nord-ovest della Cima Ovest di Lavaredo, detto poi Spigolo Scoiattoli”.

E poi ancora molte altre prime salite ed eccezionali ripetizioni. Così tante che è impossibile ricordarle tutte e forse non è neanche importante farlo. Quello che invece è importante ricordare è il volto e l’esperienza di vita di uno straordinario scalatore, che ha fatto la storia dell’alpinismo italiano e mondiale.

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