A tu per tu con i nuovi gestori di Capanna Punta Penia
Finita la lunga gestione di Carlo Budel, il rifugio più alto delle Dolomiti è ora affidato alle cure di Andrea Gallo e Tobia De Marco. Ecco i loro progetti

Dopo sette stagioni di gestione solitaria da parte di Carlo Budel, la gestione di Capanna Punta Penia, collocata a 3.343 m accanto alla cima della Marmolada, è passata a due giovani: Andrea Gallo, 28 anni di Valdagno, e Tobia De Marco, 34 anni di Pieve di Cadore. Entrambi laureati, con esperienze diverse ma uniti dalla passione per l’alta quota, hanno accettato la sfida di mantenere viva l’accoglienza e lo spirito di questo luogo così speciale.
Due percorsi diversi, un’unica passione
Andrea, laureato in Scienze Politiche a Padova, ha alle spalle diverse stagioni in rifugi alpini e da bambino ha respirato l’aria della montagna grazie al padre. Tobia, invece, è dottore in Arte e Design a Bolzano, fotografo e allestitore, con una curiosità che lo ha portato fin in Himalaya per qualche mese: «Quando abbiamo saputo che Carlo avrebbe lasciato, abbiamo colto l’occasione», racconta Andrea. «La logistica è la sfida più grande: portare rifornimenti, attrezzature, cibo e tutto quanto può servire di volta in volta a più di 3.300 metri non è semplice».
Una gestione “casalinga” e attenta all’ambiente
Il rifugio ha riaperto i battenti lo scorso sabato e resterà operativo fino a metà settembre. La gestione sarà “casalinga” e curata, con attenzione all’accoglienza e all’ambiente. «Uno di noi si occuperà della cucina, l’altro dell’ospitalità, alternandoci con flessibilità», spiega Andrea. «Scenderemo a turno in valle per rifornirci, valutando meteo e affluenza». Per entrambi, questa esperienza rappresenta anche l’occasione di portare una nuova energia sulla vetta: «Siamo una nuova generazione di rifugisti», afferma Tobia. «Siamo grati per questa opportunità e contenti di poterci mettere in gioco con lo stile che ci appartiene: semplice, diretto, umano».
Un’attenzione all’ospitalità che, per Tobia, si è affinata anche in giro per il mondo: «In Nepal, come in altri viaggi a piedi o in bici, ho imparato il valore di un’accoglienza sincera e aperta. In certi luoghi remoti, l’arte dell’ospitalità è ancora più forte e autentica di quanto spesso accada da noi: cercheremo di portare anche questo spirito, qui, sulla Regina delle Dolomiti».
Passaggio di testimone
Il ricordo di Carlo Budel, che ha gestito la Capanna Punta Penia per sette stagioni affrontando tempeste, gelo e solitudine, è ancora molto vivo. Dopo aver condiviso apertamente la sua battaglia personale contro la depressione e l’alcol, Budel ha lasciato un messaggio importante ai giovani: «Non cercate nell’alcol la soluzione ai problemi della vita, perché non funziona mai».
E oggi Andrea e Tobia raccolgono il testimone con umiltà: «Ci accostiamo alla Regina delle Dolomiti con la testa china», afferma Andrea. «Il nostro lavoro sarà semplice, misurato e determinato, proprio come siamo noi». Dopo la tragedia del crollo del ghiacciaio nel luglio 2022, costata la vita a undici persone, la Marmolada è diventata un potente simbolo della fragilità della montagna. «Siamo consapevoli di essere ospiti della montagna e vogliamo trasmettere un messaggio di rispetto», continua. «Cambiamento climatico, rifiuti, stili di vita: tutto passa anche da qui. Cercheremo di ridurre al minimo l’impatto, in ogni gesto quotidiano».
La vita in quota sui social
L’attenzione a raccontare la vita in quota sarà uno degli aspetti centrali della nuova gestione. «Useremo i social per condividere aggiornamenti su meteo, condizioni del ghiacciaio e sentieri, e anche qualche piatto preparato con cura», spiega Andrea. Tobia, fotografo di professione, sta già raccogliendo molto materiale fotografico scattato in prima persona in questo luogo unico, con una delle viste più belle e complete delle Dolomiti: «Ci sentiamo privilegiati a poter ammirare ogni giorno questa vista», ammette.
Sebbene i pernottamenti in questi giorni siano stati ancora pochi, la stagione sta entrando nel vivo: «Abbiamo avuto ospiti da Spagna, Olanda e molti altri Paesi, ogni incontro è una fonte di energia», spiega Tobia. Per lui, che parla più lingue e vive a Berlino, il rifugio rappresenta proprio un’occasione unica per incontrare persone da tutto il mondo: «Qui, anche se si tratta di un luogo remoto, ciascuno riesce a guardarsi dentro e scoprire qualcosa di nuovo».