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Attacco frontale alla Conferenza delle Alpi

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EVIAN, Francia — "Alla decima Conferenza delle Alpi di Evian, gli Stati alpini non sono riusciti a concordare misure vincolanti per affrontare i cambiamenti climatici nelle Alpi. Il Piano d’azione presentato dalla Presidenza francese e approvato dalla Conferenza non merita tale nome". E’ un attacco frontale quello che la Cipra, la Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, rivolge ai ministri dell’ambiente degli 8 Stati alpini. Non bastano le parole, servono fatti, questo in sintesi il contenuto della stoccata.

La Conferenza si è tenuta l’11 e il 12 marzo ad Evian, a conclusione del biennio di presidenza francese. Erano presenti le rappresentanze dei Ministeri dell’ambiente degli 8 Stati alpini: Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera.
                           
Ovvero i paesi che hanno sottoscritto la Convenzione delle Alpi, il trattato internazionale che promuove lo sviluppo sostenibile nell’Arco alpino attraverso la cooperazione transfrontaliera.
La Conferenza aveva come priorità la questione dei cambiamenti climatici nelle Alpi. Ma secondo la Cipra, la due giorni francesi ha in sostanza portato solo parole vaghe e nessun provvedimento concreto.
                
"Il Piano d’azione per il clima, elaborato in ben due anni di lavoro dalla Presidenza francese e approvato dalla decima Conferenza – si legge nel comunicato stampa della Cipra -, è insufficiente su tutti i fronti. Non solo non va molto aldilà di una mera dichiarazione d’intenti, ma mancano completamente tutte le indicazioni relative al finanziamento ai tempi di realizzazione".
            
"La proposta della Commissione francese era nota e pubblica anche prima della Conferenza – dice Francesco Pastorelli, Direttore di Cipra Italia -. Speravamo però che altri Stati rilanciassero durante i lavori di Evian. Ma a quanto pare gli unici ad avanzare proposte concrete sono stati gli svizzeri. Da parte dell’Italia c’è stata invece una proposta decisamente poco ambiziosa".
           
Di fatto al termine della Conferenza i Ministri si sono salutati con la promessa di impegnarsi a studiare soluzioni e progetti specifici per il territorio alpino. A realizzare specifiche azioni cha andranno verso la mitigazione e l’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici dello specifico territorio Alpino. I risultati perseguiti e ottenuti verranno poi mostrati da ogni Stato al tavolo della prossima Conferenza delle Alpi, che si terrà tra due anni, al termine della presidenza slovena.
               
Come e quanto gli interventi statali dovranno agire è lasciato alla scelta dei singoli governi, che hanno a che fare evidentemente con realtà diverse. Da un’Austria o una Svizzera, per esempio, in cui il territorio montuoso coincide interamente con quello nazionale, a un’Italia o una Francia, in cui il territorio Alpino è solo una parte di tutto il paese.
                   
"Mancano azioni concrete – continua Pastorelli -. Le linee guida, le buone intenzioni, sono necessarie, ma da sole non bastano. Servono anche obiettivi fissi, tempi massimi entro i quali procedere per il raggiungimento degli obiettivi.  Interventi drastici che stabiliscano come ridurre il consumo energetico e l’emissione di CO2".
 
"Noi abbiamo fatto delle proposte – continua il Direttore di Cipra Italia -, alcune anche provocatorie, come la riduzione della velocità su tutte le strade che attraversano le Alpi, a un massimo di 100 all’ora. I governi possono anche non essere d’accordo perchè andare a toccare la velocità delle automobili per i cittadini sarebbe una mossa molto coraggiosa, però in generale le nostre proposte non sono state accolte. Tranne la ‘Borsa dei transiti Alpini’ per ridurre l’impatto dell’inquinamento dei trasporti, che è stata ben accetta dalla delegazione svizzera".
 
Oltre alla "Borsa dei transiti Alpini" i ministri hanno istituito una "Piattaforma dell’Acqua" che si preoccupa della gestione delle fonti alpine, la cui presidenza è affidata ad Austria e Svizzera. Su questa tematica l’Italia porterà il proprio contributo di esperti, che organizzeranno anche nel 2010 la terza conferenza internazionale per fare il punto sull’avanzamento dei lavori.
 
"Ci aspettavamo sicuramente molto di più – conclude Pastorelli -. Se pensiamo che la presidenza francese ha lavorato due anni per presentare un piano d’azione per la questione del clima, si è trattato della montagna che partorisce il topolino".
 
Un giudizio tagliente che contrasta con l’opinione di altri partecipanti alla Conferenza, secondo cui difficilmente questi incontri hanno ripercussioni immediate e concrete. Ciò non toglie, secondo questi, che dalla Conferenza siano arrivati risvolti positivi. Per esempio, sostengono, i provvedimenti concreti ed esemplari che ogni Stato, nella sua specificità, tenterà di mettere in atto nel contrastare i cambiamenti climatici.
 
 
Valentina d’Angella
Foto courtesy of Kathleen Murtagh

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