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Svizzera: via libera ai lavoratori Ue

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BERNA, Svizzera — La decisione è epocale. E decreta la fine di un’isolazionismo latente, che durava da anni. Con i risultati del referendum di ieri, la Svizzera ha confermato la sua scelta di entrare a pieno titolo nell’area europea di libera circolazione di lavoratori e cittadini.

A favore dell’integrazione si sono espressi il il 59, 6 per cento dei votanti. Solo quattro cantoni su 26 hanno detto "no" all’accordo che prevede che i lavoratori dei paesi appartenenti all’Unione Europa (Romania e Bulgaria) comprese, possano vivere e lavorare in Svizzera senza restrizioni.
 
Insomma, la Svizzera, almeno da questo punto di vista, diventerà come un qualsiasi altro paese dell’Unione. Al voto hanno partecipato il 5,15 per cento degli aventi diritto. Un dato superiore alla media. Che la dice lunga su quanto fosse sentito il tema fra i cittadini elvetici.
 
Il referendum, che proroga alla fine gli accordi con l’Unione Europea del 2002, era stato chiesto da gruppi politici di tendenza "isolazionista", preoccupati che l’arrivo di lavoratori immigrati potesse incidere negativamente sulle possibilità d’occupazione degli svizzeri, in un momento di crisi economica generale.
 
Il governo elvetico e gran parte dei partiti hanno fatto campagna per il "sì", sostenendo l’apertura delle frontiere e della circolazione interna ai lavoratori stranieri. Una scelta fortemente sostenuta anche dal mondo economico che vede in questo modo la possibilità di abbassare il costo del lavoro e importare manodopera non specializzata. Contrari, invece, i gruppi d’estrema destra, guidati dall’Unione Democratica Cristiana del populista Christoph Blocher.
 
Oltre al referendum sui lavoratori stranieri, ieri si è votato anche per questioni più prettamente locali. Di rilievo, quello del Cantone di Zurigo. Dove i cittadini erano chiamati ad esprimersi sull’abolizione dell’imposizione forfettaria ai ricchi stranieri che non esercitano lavoro in Svizzera. Secondo i promotori della consultazione popolare, risultata vincente, si trattava di un privilegio concesso a stranieri multimilionari, da cui il Cantone traeva profitti solo in minima parte. Pertanto la norma è stata cassata.
 
Altrettanto di rilievo il referendum nel Cantone di Ginevra, dove il 70,5 per cento dei votanti ha detto "sì" all’introduzione del voto via Internet, accanto al voto per corrispondenza e al voto diretto nell’urna.
 
WP
 

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