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Censimento: 124 orsi sui monti italiani

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AVEZZANO, L’Aquila — Sulle montagne d’Italia vivono 124 orsi bruni. Il dato incoragginate emerge dagli ultimi censimenti realizzati dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e dal Parco Regionale Adamello Brenta: sono più di cento gli esemplari sull’Appennino centrale e 24 quelli sulle Alpi centrali. Si tratta di un vero successo, sia a livello nazionale che Europeo, visto che in diverse nazioni alpine il plantigrado è ormai quasi estinto.

Una vittoria contro il bracconaggio prima di tutto, visto che negli ultimi anni tanti erano stati gli esemplari morti di morte violenta. Solo per quel che riguarda l’orso marsicano infatti, negli ultimi 10 anni sono stati uccisi ben 24 esemplari,  alcuni con armi da fuoco e altri, la maggior parte, tramite veleno.
 
Ma proprio l’orso marsicano sembra dormire oggi sonni più tranquilli. Gli esemplari di questa sottospecie unica al mondo, in difesa del quale nel 1922 fu creato il primo parco nazionale d’Italia, sono attualmente circa 50. Sei femmine hanno partorito  l’anno scorso alcuni cuccioli, circa 10 secondo i tecnici del parco. E si ha ragione di credere che la prossima primavera il numero degli animali salirà a un centinaio.
 
Incoraggianti anche i dati emersi dal censimento svolto in Trentino nell’autunno scorso, prima che gli animali andassero in letargo. Il progetto "Life Ursus" dell’Unione europea, che più di dieci anni fa ha reintrodotto gli orsi nel Parco Regionale Adamello Brenta, sta lentamente dando i suoi frutti.
 
Sono 24 infatti gli esemplari contati sulle Alpi centrali: 11 adulti, di cui 9 femmine e 2 maschi; 6 giovani, tutti maschi, e ben 7 cuccioli di un anno, di cui 4 maschi e 3 femmine. Un risultato eccellente soprattutto se si pensa che anni fa i plantigradi erano quasi del tutto scomparsi dall’Arco alpino, e che ancora oggi in Francia, Austria, Svizzera e Germania sono praticamente estinti.  
 
Parallelamente all’aumento numerico, la popolazione di orsi bruni si sta espandendo anche dal punto di vista territoriale. La specie infatti non è più concentrata solo nel Trentino occidentale ma vive anche in zone molto distanti dal Parco. L’esplorazione del territorio, che conferma l’idoneità ambientale dei territori confinanti, lascia ben sperare per il futuro dell’orso sulle Alpi, anche se il pericolo di estinzione non può ancora dirsi scongiurato del tutto.
 
Un successo insomma, il cui merito va all’azione congiunta di diverse parti: da una lato l’ottimo lavoro di monitoraggio dei territori montuosi da parte del personale dei Parchi e di tutto il Corpo Forestale dello Stato, e dall’altro le campagne di sensibilizzazione relative al rispetto dell’ambiente e degli animali.
 
 
 
Valentina d’Angella

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