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Chiusura dei passi dolomitici, continua il dibattito

Non si placa il dibattito circa la chiusura dei passi dolomitici.

Mauro Corona. Photo wikipedia

“Qui da noi, sugli Spalti di Toro-Monfalconi, c’è una strada che sale al rifugio Pordenone, alla base del celebre Campanile di Val Montanaia. Hanno ben messo il pedaggio, ma non serve quasi a niente. È sempre e comunque un bordello. Duecento o trecento auto al giorno. Fosse per me, bisognerebbe chiudere tutte le strade in quota e basta, però mi rendo conto che al mondo ci sono anche gli altri e soprattutto che c’è chi in val Cimoliana sopravvive – non vive, sopravvive – gestendo un rifugio. E allora dico questo: apriamole a ore, le strade delle Dolomiti. Dalle-alle, per permettere ad alpinisti arrampicatori e camminatori di andare alla base delle pareti e all’inizio dei sentieri”. A parlare è Mauro Corona, sull’edizione online de Il Trentino, che sentenzia: “perché così non si può andare avanti, è una schifezza”.

La questione gira attorno all’educare la gente, bisogna trovare un compromesso tra coloro che vedono la montagna come un mordi e fuggi e chi ci abita e la vive. Di certo per Corona se si vuole che il divieto sia accettato non basta imporlo, ma è necessario spiegarlo, divulgarne le regole e rendere accessibili le informazioni, ma anche predisporre parcheggi adeguati a fondovalle e mezzi pubblici, altrimenti “non può funzionare”.

Giorgio Gajer. Photo altoadige.it

Anche Giorgio Gajer, Presidente del CNSAS Trentino Alto Adige, parla di educazione alla montagna sulle pagine dell’Alto Adige e Trentino: “tutti apprezzeranno di più, perché cominceranno ad interrogarsi sul perché in quel determinato posto ci sono delle limitazioni. E se ancora non lo sanno, capiranno che non c’è un solo motivo, ma tanti, per tutelare luoghi che sono divenuti Patrimonio mondiale dell’Unesco”.

Il problema è ancora una volta la tipologia di turismo “toccata e fuga”, che non consente di apprezzare niente: si arriva in macchina o moto, si sale con gli impianti, all’arrivo ci si fa un selfie in quota e poi si riparte. La soluzione che Giorgio Gajer intravede è nell’interdizione al traffico a fasce orarie, sul modello previsto all’Alpe di Suisi, la cui strada che sale è chiusa al traffico dalle 9 alle 17.

Un compromesso che potrebbe alla lunga accontentare tutti.

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