Niente traversata, niente nuova via. L’obiettivo della spedizione ai Gasherbrum di Alberto Iñurrategi, Juan Vallejo e Mikel Zabalza è finalmente noto: la salita del GII dalla via francese del 1975.
L’ultima rotazione in quota, con cui i tre alpinisti hanno completato l’acclimatamento, è stata decisiva per comprendere lo stato della montagna e definire i piani.
La scelta quindi si è posata, come detto, sulla più sicura via francese: una via esteticamente molto bella, ripetuta solo due volte, di cui una nel 1985 dalla spedizione italiana “quota 8000”, che così viene descritta da Gianni Calcagno nel suo diario:
“la via Seigneur si presenta con uno scivolo a 45°-50°, di circa 650 metri di dislivello, che raggiunge il filo dello sperone e lo segue tra torri rocciose e cornici nevose sino ad arrivare in quella grande conca nevosa che sorregge la parete terminale, di forma piramidale, così caratteristica del Gasherbrum II”.
Quell’anno con lui arrivarono in vetta anche Tullio Vidoni, Battista Scanabessi e Marino Giacometti.