Alpinismo

Everest: falsi d’alta quota

The photo below , which was submitted by Tarkeshwari Chandrakant Bhelerao to the department of Tourism, appears to be a morphed version of the one submitted by Satyarup (top). Pune police has ordered aninquiry into the complaint. Photo: THT
In alto la foto di Satyarup, in basso quella falsificata. Photo courtesy The Himalayan Post

KATHMANDU, Nepal – Questa non potevamo proprio farcela mancare. Due indiani che sono tornati in patria dopo l’ardua conquista della vetta più alta del mondo, affermando per di più di essere i primi due poliziotti indiani a portarci la bandiera del proprio Paese, sono stati accusati di falsità dal Dipartimento del Turismo del Nepal. A confermare i sospetti dello scrupoloso funzionario del Dipartimento del Turismo Gyanendra Shrestha, che aveva avuto dei dubbi sull’autenticità delle fotografie, è stato Satyarup Siddhanta, un alpinista proveniente da Bangalore, che ha riconosciuto come sua la foto di vetta presentata da Dinesh Chandrakant Rathod e sua moglie Tarkeshwari Chandrakant Bhelerao.

Al di là dello scarica barile tra agenzie organizzatrici, ovviamente nepalesi, e ufficiali di collegamento che, essendo al campo base in rappresentanza del Governo del Nepal, dovrebbero “dare un occhio a quel che accade”, certificare le salite e la corretta applicazione dei regolamenti del Dipartimento del Turismo, ma anche del Parco Nazionale del Sagarmatha, nome nepalese dell’Everest.

Ai mistificatori dell’ossigeno ed ai consumatori di farmaci ora si aggiungono anche i falsificatori delle foto di vetta. Povero Everest.

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