AlpinismoAlta quota

Bentornato Nanga Parbat

Una spedizione franco/catalana a cui partecipano alpinisti d’esperienza con all’attivo salite di montagne in alta quota e in giro per il mondo, anche parecchio tecniche come l’Huandoi Sud in Peru, e “ottomila” Annapurna, Makalu , Broad Peak, Gasherbrum ed eccellenti sciatori estremi. Ci sono Helias Millerious, Yannick Graziani, Tom Seidensticker, che si definisce il più tunisino dei tedeschi perché vive a Gammarth Tunisia e per aver portato la bandiera tunisina in vetta al Manaslu nel 2014, ed infine Ferran Latorre, già con Yannick e Tom  al Gasherbrum I, che è appena tornato con il suo dodicesimo ottomila in tasca: il Makalu, salito il 25 maggio scorso. Ora tenta il penultimo della corsa all’en plen dei 14 “ottomila”.

Uno squadrone, dal punto di vista tecnico, per tentare di salire fino in vetta, per la prima volta, lungo la via pensata e tentata fino a 7500 m da Messner-Eisendle-Tomaseth nel 2000 e ritentata nell’inverno scorso dalle cordate Moro-Lunger e Markiewicz-Revol . Le premesse atletico sportive e l’esperienza ci sono tutte. Graziani è in pre-acclimatamento nel massiccio del Diran (7200 m), anche se le sempre più severe regole pakistane hanno, di fatto, impedito di proseguire l’escursione in quota.

Per salire la montagna, che lo scorso inverno aveva frapposto alcuni passaggi molto pericolosi nel superamento di seraccate tra il ghiacciaio Diama e la parte bassa della parete del Nanga, hanno pensato di utilizzare gli sci. L’itinerario sulla parete, infatti, si sviluppa lungo pendii innevati e ghiacciati ed è “ più lungo che tecnico” come afferma Helias Millerious. La parte sommitale poi sarà tentata lungo la cresta terminale della via Buhl, quella della prima ascensione, anziché traversando sui nevai sotto la vetta, per prendere il canale centrale fino in cima lungo la via “normale”.

L’intenzione è quella di una salita in stile classico, l’uso degli sci lascia intendere la voglia di percorre gli immensi ghiacciai in scioltezza, dopo aver messo a punto il giusto acclimatamento e la discesa dal Nanga, auspicalmente dopo la vetta, rischia di essere un’avventura strepitosa e di regalarci bellissime immagini.

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