AlpinismoAlta quota

Sono 122 i permessi rilasciati per il K2 per il versante pakistano

È stato confermato in questi giorni il rilascio di 122 permessi di salita per il K2 per la stagione che avrà inizio il prossimo giugno, 56 per i Gasherbrum 1 e 2 e Broad Peak, mentre in 16 saranno al Nanga Parbat.

Sono 33 le spedizioni in Karakorum e Himalaya pakistano, per un totale di 188 persone; la più numerosa quella al K2 e Broad Peak (doppio permesso) con 44 membri. L’agenzia è la Seven Summits Trek e la spedizione ha come nome “Sherpa 14 Peak International K2 & Broad Peak Expedition 2016”.

Questi i numeri di una stagione di alpinismo o turismo d’alta quota, come mi ostino a definirlo da anni, oggi in buona compagnia di Reinhold Messner che, sulla Gazzetta dello Sport, sotto il titolo “Sull’Everets in 500: una pericolosa forma di turismo”, sottolinea la differenza fra l’alpinismo himalaiano e per l’appunto il “turismo d’alta quota”.

Ma come abbiamo scritto nei giorni scorsi anche il più ambito, dal punto di vista dell’impegno alpinistico, K2 è nel mirino delle spedizioni commerciali con sherpa e perfino cuochi e personale da campo base fatti venire dal Nepal perché ritenuti più bravi e affidabili.

Come andrà a finire?  Di sicuro il gioco già pericoloso all’Everest lo diventerà ancor di più sul K2. È peraltro vero che la oggettiva difficoltà tecnica consente una migliore selezione dei candidati alla cima, meno alta, ma decisamente più bella.

Certo le gesta “eroiche” di Bonatti, che scende a campo tre a prendere l’ossigeno per Lacedelli e Compagnoni, saranno sostituite da quelle di servizievoli sherpa intenti a portare le bombole fino alla spalla a campo 4, a 7400 metri, per poi metterle in spalla ai loro clienti dopo aver loro servito la colazione. Ma non li lasceranno soli; li porteranno, se possibile, in vetta e poi giù a festeggiare.

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