Alpinismo

Gogna: Cassin, il vero leader

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LECCO — "Cassin era un vero leader, tecnicamente e umanamente. Su ogni montagna vedeva la "via Cassin" alla prima occhiata". Ecco il ricordo di Alessandro Gogna, celebre alpinista italiano che fece parte della squadra guidata da Riccardo Cassin sulla Sud del Lhotse.

Gogna, qual è il suo ricordo più bello di Cassin?
Credo sia quando lui ci ha festeggiati, 40 anni fa, in occasione della prima invernale fatta sulla sua via, sulla Nordest del Badile. Lui era qui a Lecco mentre noi tornavamo, e qualcuno ci ha detto che lui avrebbe avuto piacere ad incontrarci. Così lo abbiamo cercato, è stata una cosa importante, e molto simpatica. Allora, Cassin era molto presente sulla scena alpinistica, e per lui i giovani erano tutto. Non aveva tante critiche da fare come spesso capita con molti altri "vecchi" dell’alpinismo. Non ha mai detto "ai miei tempi però…"

Com’era in veste di capospedizione?
Era il vero capospedizione, da tutti riconosciuto come tale. Nono solo perchè era il più anziano ma perchè era quello che aveva l’esperienza più grande. Era un vero leader, anche umanamente. Ricordo che in spedizione ci sono state discussioni, pareri diversi, ma lui sapeva sempre dare l’indirizzo giusto. A volte anche duramente. Aveva un carattere sanguigno, non era tutto "mediazione" alla Andreotti. Tutt’altro. Ma sapeva ascoltare e valutare.

Ricorda qualche episodio particolare?
Sulla Sud del Lhotse, una delle prime discussioni fu la via da scegliere. Lui voleva tentare la diretta, noi optavamo per salire un po’ piu a sinistra. Alla fine vide che tutti eravamo d’accordo su questa opzione, e anche lui disse sì. Allora non riuscimmo a salire in cima, e oggi non posso fare a meno di pensare che avesse ragione lui: dopo 33 anni la nostra via non è ancora stata fatta, la sua invece sì e fu la linea della prima salita. Non c’è niente da fare, lui su ogni montagna "vedeva" la via Cassin alla prima occhiata.

Era diverso dagli altri "grandi" dell’alpinismo?
Non ho avuto la fortuna di conoscerne così tanti, anche perchè non ce ne sono molti. C’è Bonatti, per esempio, ma lo conosco molto meno di Cassin. Messner è un "mito", ma è completamente diverso da Riccardo: rappresentano culture e civiltà diverse: Cassin è italiano, l’altro ha radici teutoniche. Ho avuto la fortuna di conoscere entrambi sul campo, devo dire che mi sono trovato bene con entrambi.

Lei è coautore del libro "Riccardo Cassin, cento volti di un grande alpinista", uscito in occasione di questo compleanno…
Sì, è stato un lavoro lungo ma davvero bello. La cosa mi ha segnato di più, ripercorrendo la storia di Riccardo, è la vicenda del K2 e della sua esclusione dalla squadra che avrebbe dovuto condurre sulla cima nel 1954. Secondo me è una vicenda non chiara, che pochi sanno, Doveva essere il capospedizione, ma poco prima della partenza venne tagliato fuori "per motivi di salute" che risultarono poi inventati, perchè poi il suo cuore, anni dopo sul Gasherbrum IV, funzionava benissimo.

Qual è la via Cassin più bella?
Riccardo ha aperto migliaia di vie, non so nemmeno esattamente quante. Ma vorrei ricordare una di quelle meno conosciute: la via cassin al Cimon della Bagozza, nella Concarena delle Orobie bergamasche. Esiste una relazione storica di Riccardo su questa via, ma pochissimi la conoscono.


Sara Sottocornola

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