Nei loro racconti si legge la reazione della gente al tempo che passa, e il significato di vivere in montagna oggi, quando la montagna viene considerata un territorio marginale. Si intuisce il ricordo tenace di un mondo passato che non tornerà, ma che inesorabilmente si trova affacciato a una modernità di cui non si intuisce ancora la portata del cambiamento.
L’autore tiene a precisare che non si tratta di un’impresa. Non ha percorso le Alpi a piedi, ma come potrebbero farlo i suoi abitanti: principalmente con i mezzi pubblici. Difficile ma non impossibile.
Non un viaggio lento per principio, ma un viaggio reale, che si scontra con i problemi concreti del trasporto pubblico nelle aree marginali. «In due mesi di viaggio ho capito che a frenarci è più che altro l’idea che muovendoci con i mezzi ci manchi la libertà, l’autonomia di andare dove vogliamo e quando vogliamo. Questa idea deve cambiare per la salute delle nostre montagne, che per accogliere le auto continuano ad essere spianate e asfaltate. Andiamo in montagna in macchina cercando l’”aria fresca” ma molto spesso quella che respiriamo è la stessa che troviamo in città, marcia di inquinanti che soffocano la natura».