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L’alpinismo secondo David Lama: alcuni pensieri sulle mode

Photo courtesy David Lama Facebook Page

David Lama, impegnato al momento all’Annapurna III, lascia sul suo sito web alcune riflessioni sull’alpinismo e come questo si sia evoluta e stia evolvendo seguendo quelle che possiamo definire delle vere e proprie mode.

Dalle megalitiche spedizioni, si è giunti ad esportare ed a rendere applicabile ad ogni vetta lo stile alpino. Ai trend più estremi, come quello della velocità, si accompagna un ritorno all’esplorazione, alla ricerca di nuove montagne, di nuove pareti, nuove vie.

Una tendenza che notiamo in molti alpinisti impegnati in questa stagione sull’Himalaya. Alcuni hanno deciso di abbandonare gli 8000 per montagne “meno note”, ma con belle ed inesplorate pareti; altri hanno deciso di affrontare grandi classici, ma tentando di aprire nuove vie, spesso in stile alpino.

Un alpinismo che guarda più all’estetica, alla difficoltà, allo stile ed alla montagna.

 

“I trend non ci sono solo nella moda e nell’industria, ma svolgono un ruolo importante anche nell’alpinismo. Alcuni di loro definiscono il corso della storia.

La storia dell’alpinismo dimostra che le tendenze hanno spesso fortemente influenzato lo stile dei protagonisti del momento. Che mi piaccia o no, mi confronto continuamente con i nuovi trend. Quello che mi preoccupa è come cambino il mio approccio personale alle montagne.

Le vette e le prime linee difficili nelle Alpi ed in ‘Himalaya sono state salite senza troppa preoccupazione per quanto riguarda lo stile: raggiungere la vetta era la priorità. La spinta era quella di esplorare l’ignoto e superare le maggiori difficoltà possibili. Tutti i mezzi erano accettabili.

Ci sono voluti perspicaci alpinisti per capire che questo approccio inevitabilmente conduceva in un cul-de-sac. Solo attraverso la definizione di regole autoimposte che eliminavano alcuni mezzi e lo sviluppo di una maggiore consapevolezza per lo stile, la sfida poteva essere tenuta in vita. Negli anni settanta è stato dimostrato che le montagne più alte del mondo potevano essere scalate utilizzando lo stesso stile che veniva utilizzato nelle Alpi. Un’ideologia personale di alcuni è diventata una tendenza che la generazione successiva ha raccolto e che da allora ha avuto un impatto importante sull’alpinismo. Al contrario stile classico delle spedizioni, quello alpino non ricorre al sostegno dei portatori, corde fisse e campi alti.

Fin dall’inizio, questa scuola di pensiero ha influenzato il mio modo di salire. Sia che io sia a casa nelle Alpi, in Alaska, o nel Karakorum: un approccio giusto è la mia priorità. Assediare una montagna, con la quantità di materiale che era normale ai vecchi tempi, non mi viene in mente.

Una forma estrema dello stile alpino è il trend delle salite in velocità e di altri record, che diventano sempre più alla moda ed offrono un “nuovo” parco giochi che è facilmente comprensibile anche dai non scalatori. Personalmente trovo che queste imprese manchino di spirito esplorativo e di un reale incremento della difficoltà.

Sarà questa tendenza alle salite speed a definire il corso di alpinismo? Ne dubito.

Vie che sono state salite per la prima volta quasi cento anni fa, diventano semplici routine di fitness e lo stile da solo non abbraccia l’intera anima dell’arrampicare. Un cronometro non è un pezzo naturale dell’attrezzature per un alpinista.

La bellezza di arrampicata, per me, sta nel processo creativo. Una prima salita che è di alta qualità per quanto riguarda l’estetica, le difficoltà e lo stile che rappresenta il mio ideale personale.

Per trovare questo ideale è necessario ascoltare me stesso e non copiare gli altri. Invece di spendere ore ogni giorno cercando di rimanere aggiornati via internet e riviste, si dovrebbe più spesso ascoltare la propria intuizione e godere e vivere la montagna nel proprio modo.

Nessuno ha bisogno di avere paura di nuotare contro corrente, se questo porta al proprio ideale. Si dovrebbe piuttosto essere preoccupati per i trend che spingono in un senso che si discosta dal proprio percorso personale”

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