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Quanto sono inquinate le acque dell’Everest

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KATHMANDU, Nepal — Quanto sono inquinate le acque e le terre della regione himalayana dell’Everest, una delle più belle e fragili dell’intero pianeta? E’ quello che intende scoprire un gruppo di ricercatori del Comitato EvK2Cnr, giunti ieri al Laboratorio Osservatorio della Piramide, a 5.050 metri di quota sulle pendici dell’Everest. Loro compito, quello di raccogliere campioni di laghi d’alta quota, fiumi e suoli himalayani, che verranno studiati nell’ambito di progetti internazionali sui cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle aree montane protette.

La missione scientifica EvK2Cnr vede in campo i ricercatori Alessandro Oggioni e Gabriele Tartari dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Cnr e Adolfo De Paolis, dell’Istituto di ricerca sulle acque. Oggioni e De Paolis sono giunti ieri in Piramide, mentre Tartari, accompagnato dalla guida alpina Maurizio Gallo, si sta dirigendo nella valle di Golkyo e nella valle di Melun per raccogliere campioni di acque e suoli in quella zona.
 
I tre ricercatori raccoglieranno campioni di acqua da una quarantina di laghi che sorgono nella Valle del Khumbu e nelle valli limitrofe, ad un’altitudine compresa tra 4500 e 5300 metri. I campioni di suoli saranno raccolti a partira dai 2.500 metri di quota, fino ai 5.300. Molte di queste aree non erano mai state studiate.
 
Questi campioni verranno poi analizzati alla ricerca di alcuni microinquinanti organici di origine industriale, agricola o causati dall’uso di combustibili fossili: policlorobifenili Pcb, pesticidi organoclorurati, i polibromodifenileteri Pbde e gli idrocarburi policiclici aromatici Ipa. Lo studio permetterà di capire il trasporto atmosferico a lunga distanza di alcune specie e sostanze, nonchè l’evoluzione temporale ed altitudinale della pressione antropica in queste aree remote.
 
La regione dell’Everest, infatti, è uno tra i più remoti e potenzialmente incontaminati ambienti esistenti. Ma il suo ambiente, caratterizzato da suoli sottili e poco evoluti, clima freddo e secco e lenti cicli vegetativi, lo rendono ipersensibile a qualsiasi alterazione ambientale. Un altro elemento che verrà studiato dai ricercatori ai fini di comprendere l’influenza dell’inquinamento o dei cambiamenti climatici su questo ecosistema sarà l’azoto, per rilevare eventuali variazioni della sua concentrazione e anomalie del suo ciclo naturale soprattutto nelle acque raccolte a quote più alte.
 
La missione ha anche lo scopo di sviluppare un metodo di valutazione dello stato ambientale dei laghi del Sagarmatha National Park attraverso il "Remote Sensing", ossia il monitoraggio dei laghi attraverso immagini ad alta risoluzione acquisite periodicamente
dai satelliti orbitanti intorno alla Terra. L’evoluzione del colore delle loro acque, per esempio, è strettamente relazionato allo scioglimento dei ghiacciai.
 
La ricerca è inserita nell’ambito dei progetti Share, Stations at High Altitude for Research on the Environment, e del progetto di partnership Hkkh, Hindu Kush Karakoram Himalaya, patrocinato dalla World Conservation Union. Entrambi concentrati nella zona dell’Himalaya-Karakorum e promossi dal Comitato EvK2Cnr, il primo mira alla comprensione dei cambiamenti globali attraverso un a rete di stazioni di monitoraggio climatico, ambientale e geofisico in alta quota, il secondo allo sviluppo di un sistema per la gestione delle aree montane protette.

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