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Da Polenza: montagna maestra di vita

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BERGAMO — "Per un alpinista l’obiettivo è sempre la cima. Deve trovare la propria strategia, avere una grandissima preparazione, saper razionalizzare i rischi e quando capitano degli inconvenienti, agire con intelligenza anche tenendo conto dell’istinto, che in fin dei conti è la sovrapposizione di tante esperienze distillate". E’ così che Agostino Da Polenza spiega perchè la montagna è una "scuola di management", il suo ultimo libro che l’8 ottobre uscirà in libreria.

Da Polenza, come nasce l’idea di questo libro?
E’ una vecchia idea. Tantissimi anni fa, forse 15, con Benoit Chamoux avevamo pensato di far sfociare il nostro lavoro in corsi di formazione per manager, soprattutto dopo l’esperienza con la Bull France, dove avevamo creato un bel team. Lui era l’anima alpinistica io ero con Michelle de Couyssy l’anima organizzativa. Avevamo lavorato per 3 anni su quei temi, poi purtroppo la tragedia sul Kachendzonga, ce l’ha portato via.
 
E il parallelismo tra montagna e management?
Nel mio dna di organizzatore c’è sempre stato un doppio binario, nato dal fatto di essermi formato non nelle aule universitarie ma nei campi base delle alte montagne, gestendo spedizioni alpinistiche. Di aver imparato dalla natura, dall’ambiente, dai miei compagni di cordata, di aziende che hanno lavorato con noi. Di aver "rubato" un mestiere che è quello del gestire un’azienda e di averlo poi interpretato attraverso dei meccanismi che sono quelli che transitano dal saper prendere decisioni in situazioni difficili, a volte drammatiche. Sono meccanismi che si sovrappongono perfettamente a quelli di gestione di un’azienda.
 
Dunque un cambio di genere rispetto ai libri precedenti?
Sì, i libri precedenti erano il racconto delle mie esperienze umane, alpinistiche. Questo è diverso. L’ho scritto insieme a Gianluca, lui conosce bene il settore della formazione aziendale, della motivazione dei manager. E’ lui che ha indirizzato il libro: abbiamo preso pezzi della mia esperienza alpinistica in Himalaya e in Karakorum per interpretarle e dare consigli, forse meglio dire "informazioni" a chi poi deve gestire le aziende.
 
Qual è il succo del libro, il consiglio più importante che vi si può trovare?
In positivo la perseveranza e la convinzione degli obiettivi. L’obiettivo è sempre più semplice da individuare, la perseveranza invece è dura. Per un alpinista l’obiettivo è sempre la cima, l’ultimo metro di una montagna verso l’alto, che viaggia sempre con l’obiettivo parallelo di scendere e tornarsene a casa sano e salvo. Sembra un insegnamento banale, ma spesso ci si perde sui fianchi di una montagna, montando campi, attrezzando con corde fisse. A volte probabilmente è molto più semplice e più diretto puntare alla vetta. Ma comunque bisogna trovare sempre una strategia, la propria strategia, per arrivare lassù.
 
Però a volte ci sono degli intoppi…
In caso di problemi, entra in gioco la razionalizzazione del rischio, la comprensione del tipo di difficoltà, l’esperienza, il know-how. Tutto quello che si impara serve più quando si è in difficoltà di quando non lo si è. E’ evidente che sia così. Bisogna avere una grandissima preparazione, saper affrontare i rischi e, quando capitano degli inconvenienti, è necessario agire sempre con grande intelligenza anche tenendo conto dell’istinto che in fin dei conti è la sovrapposizione di tante esperienze distillate.
 
Si sente più manager o alpinista?
Oggi più un manager… che ha dei rincrescimenti per non essere più un alpinista. Perchè quello è certamente il grande amore della mia vita, è la cosa che io ho scelto. Nella vita si fanno 3 o 4 scelte fondamentali. Si sceglie la donna con cui si vuol stare, si sceglie di avere un figlio e si sceglie di cosa si vuol vivere e come farlo nel miglior modo possibile. Io ho scelto di passare la vita occupandomi di montagna.
 
A chi consiglia questo libro?
Probabilmente a chi ha voglia di passare un’ora o due a leggere cosa farebbe un manager che conosce la montagna. Pensandolo seduto alla sua scrivania, con dietro, attaccata alla parete, una bellissima fotografia dell’Himalaya.
 
 
Sara Sottocornola

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