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Alpini, un bonus per i giovani del Nord

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ROMA — Cinquecento euro in più nelle buste paga dei ragazzi del Nord che si arruoleranno nel corpo degli alpini. E’ questa la proposta di legge della Lega Nord, preoccupata per l’aumento indiscriminato di meridionali tra le file dei gloriosi battaglioni delle penne nere. "C’è il serio rischio di impoverimento culturale delle regioni del Nord e di snaturare l’identità del Corpo degli alpini" ha detto il deputato Davide Carpini, firmatario della proposta.

Buste paga più alte rispetto ai colleghi del sud. Ma non solo. Facilitazioni a svolgere servizio vicino a casa. E commissioni di valutazione, per gli aspiranti alpini, composte solo da persone settentrionali per "evitare le sempre più frequenti discriminazioni" che oggi favorirebbero i meridionali. Questi i provvedimenti che la Lega vorrebbe adottare per salvare le penne nere da un’incombente crisi d’identità.

Esagerati? No, secondo il Carroccio, che da anni si batte contro la predominanza meridionale fra gli alpini. Oggi, infatti, circa il 70 per cento dei soldati delle truppe alpine proviene dalle regioni centro-meridionali. Per ora, gli ufficiali sono ancora in maggioranza del Nord, ma la Lega teme che la situazione possa presto precipitare.

"Il cappello con la penna – si legge nel testo della proposta – viene certamente indossato con dignità e onore da giovani uomini e donne di molte zone del nostro paese, ma sono sempre meno quelli tra loro che provengono dalle regioni che alimentarono un tempo le brigate Julia, Cadore, Taurinese e Tridentina. E’ quindi facile prevedere a medio e lungo termine l’esaurimento degli alpini come comunità territoriale con conseguente impoverimento culturale delle regioni ove più forte è stato storicamente il loro radicamento".

Nel provvedimento, la Lega propone anche di inserire una "riserva" nel congedo, per effetto della quale, fino a 40 anni, gli ex-alpini faranno parte di una task force che verrà convocata in caso di calamità naturali che colpiscano il Nord d’Italia.

Ma gli alpini, cosa ne pensano? Corrado Perona, Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, è piuttosto perplesso. "Ci interessa l’uomo alpino – ha detto Perona in un comunicato apparso sul sito ufficiale dell’Ana – non il soldato vestito da alpino, qualunque dialetto parli. Non ci interessa la mercenarizzazione. Altri dovrebbero essere gli strumenti da introdurre per favorire il ritorno ad un reclutamento zonale che tenga conto, però, della passione e della vocazione dei nostri ragazzi".

"Certo rimane il problema – conclude Perona – delle troppe domande di arruolamento provenienti dalle zone di tradizionale reclutamento, che vengono respinte. L’abbiamo denunziato in tante occasioni e in questo senso c’è ancora molto da lavorare".

Sara Sottocornola

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