ISLAMABAD, Pakistan — La notizia pesa come un macigno. Nessuno ci vuole ancora credere. Ma sul Nanga Parbat, in Karakorum, è appena accaduto uno di quei drammi che sconvolgono l’intero mondo dell’alpinismo. Karl Unterkircher, impegnato nella scalata di una via nuova sulla parete Rakhiot, è precipitato in un crepaccio. Disperati, e purtroppo vani, i tentativi dei compagni Walter Nones e Simon Kehrer di portarlo in salvo. Ora i due alpinisti, intrappolati senza possibilità di fare dietrofront, stanno proseguendo la salita. Per mettersi in salvo, dovranno raggiungere quota settemila e uscire dalla parete.
Le notizie sono purtroppo ancora frammentarie. Da una prima ricostruzione pare che l’incidente sia accaduto ieri. La costola di neve dove Unterkircher stava battendo traccia sarebbe improvvisamente crollata sotto i suoi piedi, facendolo precipitare in un crepaccio poco sopra i seimila metri.
A raccontarlo sono stati, questa mattina, i suoi compagni di cordata Walter Nones e Simon Kehrer, dopo una terribile notte passata all’addiaccio nel disperato tentativo di salvare il loro amico e capospedizione. Purtroppo, non hanno potuto far nulla se non recuperare, tra mille difficoltà, il telefono satellitare che Unterkircher aveva indosso.
La telefonata a casa è stata brevissima. La batteria del telefono è agli sgoccioli. E davanti a loro, i due alpinisti, hanno ancora diverse ore, forse giorni, di scalata.
Nient’altro. Nessun dettaglio, per ora, sul luogo in cui si trova Unterkircher nè sulla dinamica esatta dell’incidente o dei soccorsi. Tutto quanto è rimandato a quando Nones e Kehrer si saranno messi in salvo e avranno raggiunto un campo base.
Non sarà un’impresa facile. Sul morale pesa la perdita dell’amico. E le difficoltà tecniche della parete, ancora inviolata, sono altissime.
Sara Sottocornola
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