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Il Cai rischia la chiusura

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ROMA — Potrebbero rientrare nell’elenco "degli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità" le sezioni e sottosezioni del Club Alpino Italiano. Se così fosse, secondo la nuova finanziaria del governo, anche il Cai verrebbe soppresso.

Il Cai potrebbe avere le ore contate. A minacciare la sua sopravvivenza sarebbe la nuova finanziaria presentata dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti.
 
La legge infatti prevede che "gli enti pubblici non economici con una dotazione organica inferiore alle 50 unità" debbano essere soppressi, in ragione della necessità dei tagli alle spesa pubblica. Rietrerebbero dunque nel novero di questi enti le sezioni e le sottosezioni del Club Alpino Italiano, attualmente presenti sul territorio rispettivamente in 490 e in 350 unità.
 
Il testo di legge ha immediatamente suscitato polemiche e proteste, provenienti dagli esponenti del Cai e da molti politici, tanto dall’opposizione quanto della stessa maggioranza.
 
"È il terzo governo che si muove su questo fronte – ha dichiarato all’Eco di Bergamo il presidente della sezione bergamasca Paolo Valoti –. In questo modo non si tiene in alcun conto la grande tradizione del Cai che quest’anno festeggia i 145 anni dalla fondazione, il suo ruolo nella promozione della montagna e della sua valorizzazione, a livello di salvaguardia del territorio e sul piano educativo. Senza contare il presidio svolto dai rifugi e dai volontari del Corpo nazionale di soccorso alpino, 180 dei quali sono bergamaschi".
 
Ad oggi gli iscritti al Club Alpino supererebbero i 300 mila. L’ente, diffuso con sedi su tutto il terriotiro nazionale, offre con il Soccorso Alpino un aiuto a chi si trova in difficoltà in alta quota. Inoltre si occupa di organizzare corsi di preparazione alle attività di montagna, di gestire e di curare la manutenzione dei rifugi (sulle Alpi e sugli Appennini 760) e dei sentieri e di monitorare lo stato dei rilievi e dei ghiacciai.
 
 
 
Valentina d’Angella

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