Invernali Nanga Parbat. Tutti in “pre-spedizione” per acclimatarsi
[:it]ISLAMABAD, Pakistan — Con l’avvicinarsi del 21 dicembre e l’inizio dell’inverno, tutte le cordate impegnate sul Nanga Parbat sono già in quota secondo una ben precisa strategia. Acclimatarsi nel miglior modo possibile, arrivare poi al base in perfetta forma per salire e portare a casa il risultato della vetta il più in fretta possibile. Se l’esposizione prolungata all’alta quota notoriamente non fa bene alla salute, il freddo intensissimo e il deperimento organico che comunque queste condizioni ambientali provocano giorno dopo giorno, inducono tutti ad un pre-acclimatamento in Karakorum o in altre regioni montane d’alta quota.
Va anche considerato che statisticamente la finesta climatica di inizio inverno é connotata da condizioni meteo buone e quindi tutti arrivranno al base dal 21 dicembre in poi e in piena forma.
Daniele Nardi con Ferran Latorre, Alex Txikon e Janusz Golab, sono partiti in questi giorni per l’Argentina e saranno a Islamabad il 22 dicembre dove si incontreranno Ali Sadpara.
Il team polacco “Justice for All” che affrontrá il Nanga Parbat per la parete Rupal – composto da Marek Klonowski, al quarto tentativo invernale al Nanga, Karim Hayat, Pawel Dunaj, Pawel Witkowski, Michal Dzikowski, Safdar Karim, Tomasz Dziobowski, Piotr Tomza e Pawel Kudla – è già a 4.600 metri al campo base del Rakaposhi.
Simone Moro e Tamara Lunger partono il 6 dicembre per il Pakistan e andranno allo Spantik di 7027 metri per acclimatarsi. Solo a fine dicembre prenderanno la via del versante Diamir del Nanga.
I “Polacchi” Adam Bielcki e Jacek Czech stanno andando in Cile per una prespedizione di acclimatamento sul Ojos de Salado, 6893m. Hanno annunciato di voler passare qualche notte sulla vetta. La loro salita al Nanga è annunciata in “stile alpino”, andata e ritorno in continuità , senza campi prefissati.
Tomazk Mackiewicz ed Elisabeth Revol, lui per la sesta e lei per la terza volta in inverno al Nanga Parbat, sono in pieno allenamento, con loro quest’inverno ci sará anche il pakistano Arsalan Ahmed.
Vale la pena però fare un paio di considerazioni. Coloro che saranno al Nanga quest’inverno sono recidivi, alcuni cronici. Un’ostinazione che la dice lunga sulle motivazioni , non forti ma granitiche di questi alpinisti.
La posta in gioco è alta sul piano della gratificazione personale e della storia dell’alpinismo. Credo anche della preparazione e professionalità di ognuno di loro. E’ gente anche attentissima, che comunque ha sempre portato a casa la pelle. Questo modo di prepararsi e acclimatarsi prima di arrivare al campo base, non è di per sè una novità in assoluto, ma ora è diventata consuetudine e pratica consolidata.
La seconda considerazione riguarda gli alpinisti pakistani che fanno parte dei team alpinistici . Fino a poco tempo fa non avrei scritto così, nel senso che c’erano gli alpinisti occidentali accampagnati e supportiti da portatori d’alta quota pakistani.
E’ veramente bello vedere che sui siti delle spedizioni i gruppi vengono presentati con inclusi gli alpinisti locali. Che sempre di più lo spirito alpinistico sportivo, la passione per la montagna , per l’impresa e l’ambione per il risultato sono condivisi e comuni a tutti i membri della spedizione.
E’ un grande passo avanti, che credo l’alpinismo invernale con le sue asprezze ambientali ha sicuramente facilitato.
In occacsione della spedizione Pakistana al K2 di due anni fa scrissi che era stato bello condividere le stesse passioni con i nostri amici pakistani , bello vederli pregare e affrontare la montagna con lo stesso spirito. Le montagne sono certo un modo un po’ complicato e selettivo di fare condivisione culturale, ma di certo funziona.[:]