Montagna.TV

Reality Monte Bianco: fuori Dayane Mello

[:it]AOSTA — Ci siamo persi la bella e simil-perfida Dayane, abbiamo guadagnato un Facci quasi cattivo, che assomiglia sempre più a un alpinista vero, una Jane agile ma mediocre in montagna, appassionata e fortunata, uno Zambrotta che le gambe le ha per davvero e le usa a modo su ghiaccio, anche se la tecnica andrebbe migliorata.
Brave finalmente le guide, non che scarseggiasse loro il mestiere nelle precedenti puntate, ma in questa si sono lasciate andare quel giusto per diventare più simpatiche.

La via ferrata e il ponte tibetano, come le precedenti esibizioni sul vuoto, non mi hanno troppo appassionato, anzi un po’ annoiato. Ma già la salita del nevaio di corsa fino alla campana mi ha preso di più. La dimostrazione poi che chi non sa maneggiare le corde anche sul piano, magari per la saccente supposizione di saperlo fare, perde, mi pare una buona lezione, chiara, educativa.

Anche il fatto che Simone ripeta spesso e pure le tre guide che si tratta di un gioco, che la competizione non è la principale motivazione dell’alpinismo, fa bene al piacere e al buon senso dello spettacolo.
Rimane il fatto che da vecchio alpinista in disuso, il segmento del reality che più mi appassiona rimane sempre l’ultimo, la salita su una vetta. Il bivacco al Colle del Gigante, il freddo al mattino, la salita alle Aiguilles Marbrées e la discesa, la fatica, la sofferenza e la gioia, come dice Facci: “non di fare una cosa ma di essere riusciti a farla”, mi hanno fatto godere le riprese.

Spero veramente di leggere domattina che gli ascolti hanno premiato finalmente non solo la buona e “perfettibile”, come dice Simone Moro, trasmissione Monte Bianco, che merita un pochino più di attenzione dalla gente di montagna e che la montagna la vive e la ama, perché comunque di montagna si parla, ma anche perché della montagna, a parte la competizione, che comunque esiste (lo sci, lo skyrunning…), si intuiscono le buone cose come l’amicizia, la passione, la lealtà, l’amore per la natura, l’ambizione, e pure l’antagonismo sano.

Per tutti gli altri che la montagna sanno cos’è ma non ne hanno molta conoscenza e nulla dimestichezza, rimane da apprezzare la gara, la competizione, con regole spesso simili a quelle sportive, in un ambiente spettacolare e grandioso. Basterebbe chiedere ai turisti, decine di migliaia che da Courmayeur salgono tutto l’anno con i nuovi spettacolari impianti verso i 3400 metri del Rifugio Torino e punta Helbronner. Magari hanno freddo e mal di testa, ma lo spettacolo è garantito.[:]

Exit mobile version