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Monte Bianco: anche vigliaccate e finti pentimenti, come nelle vere spedizioni

[:it]BERGAMO — Capita anche al campo base delle spedizioni. Simone alla sua lunga esperienza, non solo in parete, ha attinto a piene mani. Quel che accade sul piano emozionale, competitivo, delle carognate, nel gioco di Monte Bianco, accade spesso nella verità di una spedizione al campo base dell’Everest, del Makalu, dei Gasherbrum. Le piccole strategie per essere primi, il non usare la radio per non perdere tempo, le dinamiche competitive, qualche vigliaccata con pentimento finto, simulato o vero, sono all’ordine del giorno.

Ricordo il mitico e ascetico Gianni Calcagno che partì con Tullio Vidoni di notte per reclutare 100 portatori per il campo base del K2, “fottendoli” a una spedizione tedesca in anticipo su di noi di due giornate. Al K2, nel 2004, un gruppo giurò che avrebbe piazzato al “collo di bottiglia” 150 metri di corde che non avevano e poi partirono da campo 4, l’ultimo, con grande ritardo. La tattica e ancor prima le strategie sono state sempre parte dei risultati ottenuti e spesso anche di quelli millantati. Ma si possono leggere anche molte nobili cronache alpine per sapere che i comportamenti umani non dipendono dal partecipare a un gioco o dal praticare alpinismo. Cambiano solo le regole.

Almeno però a Monte Bianco ci evitano la scusa del mancato risultato “perchè il tempo era pessimo, le bufere…”.

Il reality rimane un po’ lento nella prima parte, quella che c’entra meno col monte Bianco e la sua salita, Facci sorprende come buon alpinista e competitore, delude però come attaccabrighe. La montagna lo ha reso buono. Zambrotta, avevo scritto in occasione della prima puntata che l’eco riportava il suo nome come vincitore e così pare sará. La Mello a me è simpatica perchè gli hanno affibbiato la parte che tutte le donne belle e determinate che passano ad un qualunque campo base vero, esercitano per davvero: vincere, arrivare in vetta. Il resto è contorno.

Sempre bella e spettacolare la montagna.

Dimenticavo, il segmento di “Monte Bianco” e quella che mi prende di più, rimane la “sfida verticale”. Stavolta è toccato alla “Vierge”, sperone di granito che sbuca fuori dal ghiacciaio. Come dire, un reality che comporta anche il racconto televisivo di una impresa/incompiuta, per di più di corsa, con qualche ansia, ma non troppa per la sicurezza, mi appassiona di più quando assomiglia a un documentario.[:]

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