Dopo Expo 2015: che ne sarà del Padiglione Nepal?
[:it]RHO, Milano — In un momento in cui tutti si chiedono cosa ne sarà del dopo Expo, anche il padiglione Nepal cerca casa. Se n’era parlato fin da quando il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, all’apertura dell’Esposizione Universale lo scorso primo maggio, aveva voluto rendere omaggio al padiglione del Paese martoriato pochi giorni prima da un devastante terremoto. “L’Italia aiuterà il suo Paese”, aveva assicurato Renzi incontrando il Commissario Amrit Shakya e visitando il padiglione con i lavori ancora da terminare. L’opera fu poi finita dalle imprese bresciane, certo a prezzi di favore, ma tutta fatturata, e quella dei volontari italiani che hanno dato una mano rimarrà tra le leggende metropolitane di Expo 2015.
La triplice sindacale, poi, appena dopo il terremoto, piazzò una bacheca per la raccolta di fondi all’ingresso del Padiglione Nepal, e il 31 di ottobre ha comunicato di aver raccolto una cifra importante, più di un milione di euro. Anche il grande “Farinetti da Eataly” ha piazzato una bacheca al centro del Decumano con la grande scritta Nepal. Anche lui ha raccolto parecchi soldi. Andranno tutti in progetti per la ricostruzione, i sindacati volevano finanziare una scuola di formazione per artigiani, il governo del Nepal vuole restaurare monumenti, vedremo come andrà a finire, l’importante è che vengano ben utilizzati.
Detto questo, Expo è finita, e entro pochi mesi bisogna sbaraccare. Dove piazzare la grande Pagoda alla quale hanno lavorato a Kathmandu 200 famiglie di artigiani, e lo Stupa che la contorna creando una grande area coperta utilizzata come ristorante durante Expo? L’idea che Livigno potesse essere il luogo ideale per questa struttura era parsa fin dal primo momento appropriata se non geniale. La grande e pianeggiante valle della regina lombarda dello sci, per di più “zona franca”, che stacca più di un milione di Skipass, ben visitata anche d’estate e che si definisce “Piccolo Tibet”, era parsa immediatamente il luogo ideale per accogliere sul suo territorio il Padiglione Nepal, per farlo diventare un centro di attrazione internazionale, con mostre e iniziative culturali e artistiche, ma anche destinando parte della costruzione a attività commerciali in linea con lo spirito della struttura, per esempio promuovendo forme di commercio eco solidali. Il parco dello Stelvio e il Sagarmatha (leggi Everest) National Park sono parchi di montagna tra i più belli e prestigiosi al mondo.
Anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, si era speso in questa direzione, così come il Ministero degli Esteri e la Cooperazione Internazionale per bocca del sottosegretario Benedetto Della Vedova, competente per il Nepal ma anche Valtellinese di origine. Amrit Shakya, che aveva visitato Livigno in maggio, dal canto suo si dice entusiasta all’idea che un pezzo di Nepal possa trovare un luogo così adatto, ed essere accolto tra le Alpi e visitato da centinaia di migliaia di turisti ogni anno.
Tutti ottimisti, anche se la strada da fare per la vetta è appena iniziata. Del resto, se si pensa che la media delle presenze per ogni turista a Livigno è di più di 5 giorni, val la pena considerare che il Piccolo Nepal proveniente da Expo, visibile da ogni dove per la sua spettacolare struttura architettonica, tra le pause dello sci, della gita nei boschi d’estate, e l’aperitivo serale, sarebbe per davvero visitato se non da tutti da moltissimi.[:]