Walter Bonatti, "fotografie dai grandi spazi" al Forte di Bard
[:it]BARD, Aosta — “Ho cercato di mettermi nei panni del primo uomo sulla terra, un uomo che guarda affascinato e attento il mondo intorno a lui per trarne una lezione di vita”. Questa celebre frase di Walter Bonatti introduce la mostra sulle sue spettacolari fotografie, che sarà ospitata dal 27 giugno al 27 settembre 2015 al Forte di Bard. Inaugurazione venerdì 26 giugno 2015, ore 18.30.
“Fotografie dai grandi spazi” è dedicata a uno dei più grandi alpinisti italiani, promossa e prodotta da Associazione Forte di Bard con Contrasto, Civita e Gamm Giunti a cura di Alessandra Mauro e Angelo Ponta ed in collaborazione con l’archivio Bonatti.
Dopo l’esordio lombardo, doverosamente nella terra di nascita di Bonatti, il Forte di Bard ha deciso di proporre la mostra anche in ragione della concomitanza particolarmente significativa dell’apertura della nuova Funivia del Monte Bianco Skyway e del 150esimo anniversario della conquista del Cervino, due vette centrali nella storia umana e alpinistica di Walter Bonatti.
L’esposizione con l’ausilio di video, di documenti inediti e di un allestimento particolarmente coinvolgente all’interno dell’Opera Mortai della fortezza, ripercorre il racconto visivo, le vicende esistenziali e le avventure dell’alpinista ed esploratore italiano. Le immagini testimoniano oltre trent’anni di viaggi alla scoperta dei luoghi meno conosciuti e più impervi della Terra e raccontano la passione travolgente di Bonatti per l’avventura insieme alla straordinaria professionalità di un grande reporter.
In esposizione anche alcuni significativi cimeli appartenuti a Bonatti, tra cui la macchina da scrivere donatagli al ritorno dal K2, che userà per tutta la vita, modello Everest, ribattezzato Everest-K2. Inoltre, esposti anche i guanti e la macchina fotografica del Dru, una Ferrania Condoretta, gli scarponi usati sul Cervino e il casco e la giacca indossati sul Pilone centrale del Monte Bianco.
È difficile separare il ricordo di Walter Bonatti da quello delle sue fotografie. Ed è sorprendente scoprire quanto la sua figura e le sue imprese siano radicate nella memoria di un pubblico tanto differenziato per età e interessi. La persistente popolarità di Bonatti ha più di una spiegazione. Imparò a fotografare e a scrivere le proprie avventure con la stessa dedizione con cui si impadronì dei segreti della montagna: alpinista estremo, spesso solitario, ha conquistato l’ammirazione degli uomini e il cuore delle donne, affascinando nello stesso tempo l’immaginario dei più giovani.
Il mestiere di fotografo per grandi riviste italiane, soprattutto per Epoca, lo portò a cercare di trasmettere la conoscenza di luoghi estremi del nostro pianeta. Al tempo stesso, non smise mai di battersi con forza per tramandare la vera storia, troppe volte nascosta, della conquista del K2 e del tradimento dei compagni di spedizione.
Molte tra le sue folgoranti immagini sono grandiosi “autoritratti ambientati” e i paesaggi in cui si muove sono insieme luoghi di contemplazione, di scoperta. Bonatti si pone davanti e dietro l’obiettivo: in un modo del tutto originale è in grado di rappresentare la sua fatica e la gioia per una scoperta, ma al tempo stesso sa cogliere le geometrie e le vastità degli orizzonti che va esplorando.
Il talento per la narrazione, l’amore per le sfide estreme, l’interesse per la fotografia come possibilità di scoprire e testimoniare per sé e per gli altri. Una passione, e probabilmente anche un’esigenza, nata già negli anni dell’alpinismo (con i trionfi e le amarezze che li segnarono), con le foto scattate sulle pareti più difficili, e poi consolidata nel tempo, con i racconti d’imprese affascinanti e impossibili.
In occasione della cerimonia inaugurale, il giornalista Alessandro Filippini presenterà alcuni dei momenti più significativi della vicinanza tra Walter Bonatti e Reinhold Messner: dalla condivisione di una filosofia dell’alpinismo, che è stata sancita anche dall’assegnazione a loro dei primi due Piolets d’Or Carrière, al comune interesse per i loro predecessori. Come Riccardo Cassin, che andarono insieme a festeggiare per i suoi 100 anni. Momenti di gioia e anche di grande commozione, nel ricordo del più grande interprete dell’alpinismo classico a 50 anni dalla sua ultima, impressionante impresa solitaria e invernale sulla Nord del Cervino.
Walter Bonatti nasce a Bergamo nel 1930. La sua grande passione per la montagna lo ha portato a condurre centinaia di imprese alpinistiche. Nel 1951 la sua prima grande impresa: con Luciano Chigo scala la parete est del GrandnCapucin nel gruppo del Monte Bianco. Nel 1954 Bonatti è il più giovane partecipante alla spedizione capitanata da Ardito Desio, che porterà Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla cima del K2. Nel 1955 scala in solitaria e per la prima volta assoluta il pilastro sud del Petit Dru, sempre nel massiccio del Monte Bianco. Fa parte delle guide di Courmayeur. Nell’inverno del 1965 scala in solitaria la parete nord del Cervino su una via fino ad allora inesplorata. È questa la sua ultima impresa di alpinismo estremo.
Successivamente si dedicherà all’esplorazione e all’avventura come inviato del settimanale Epoca fino al 1979. A partire dagli anni ‘60 pubblica numerosi libri che narrano le sue imprese alpinistiche.
Muore a Roma il 13 settembre 2011, all’età di 81 anni.[:]