Giornata dell'Acqua: quando il marmo la inquina e l'idroelettrico la minaccia
MILANO — In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua ONU del 22 marzo, Club alpino italiano, Federparchi e Società speleologica italiana rilanciano l’impegno per la tutela del bene più prezioso e per uno sviluppo sostenibile del territorio: dalle Alpi Apuane, dove i bacini idrici sono minacciati dalle cave per l’estrazione del marmo, alle Dolomiti bellunesi, dove stanno abbondando le richieste di nuove concessioni per lo sfruttamento idroelettrico dei corsi d’acqua.
Domenica 22 marzo 2015 si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, indetta dall’ONU a partire dal 1992. In occasione dell’edizione 2005 della Giornata, le Nazioni Unite hanno dato avvio al Decennio “Acqua fonte di vita”, per promuovere l’attenzione alla tutela del bene più prezioso, decennio che si chiude quest’anno.
Il tema dell’edizione 2015 della Giornata del 22 marzo è “Acqua e sviluppo sostenibile”. Un tema che vede costantemente impegnate nel nostro Paese realtà come Club alpino italiano, Fedeparchi e Società speleologica italiana. A livello nazionale sono infatti tanti i luoghi e le situazioni dove l’acqua è minacciata dall’uomo e richiede un’azione di tutela mirata ed efficace.
In Toscana nelle ultime settimane CAI, SSI e Federparchi, insieme ad altre associazioni ambientaliste del territorio, si sono schierate contro l’approvazione di un maxiemendamento al Piano Paesaggistico regionale che, se approvato, vedrebbe vanificate le misure introdotte per la tutela delle Alpi Apuane, devastate dall’escavazione del marmo. L’attività estrattiva, già molto impattante e con effetti irreversibili, ha avuto un’accelerazione dovuta alla possibilità di riciclare i residui di lavorazione. Oltre a danneggiare il paesaggio, le cave inquinano anche i bacini idrici del Parco regionale delle Alpi Apuane, sia di superficie che sotterranei.
L’attività di pressione delle associazioni, culminate con una manifestazione di piazza lo scorso 7 marzo a Firenze, hanno contribuito a fare in modo che la questione sia passata nelle mani del Governo, nella persona di Dario Franceschini, Ministro dei Beni culturali. Ad oggi il Ministero non ha ancora dato il via libera al nuovo Piano, riservandosi di studiarlo attentamente prima di un’eventuale via libera.
CAI, SSI e Federparchi non possono non esprimere preoccupazione per quanto accade in Toscana, dato che le Apuane non stanno venendo considerate per quello che sono: una gigantesca “macchina d’acquedotto” strategica per un vastissimo territorio. Negli appuntamenti speleologici del 2015, ovvero il XXII Congresso Nazionale a Pertosa-Auletta (30 maggio-2 giugno) e l’incontro-raduno nazionale a Narni durante il Ponte dei Morti, le risorse idriche sotterranee saranno tra i temi principali all’attenzione.
Risale all’autunno scorso l’appello di CAI e altre associazioni per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico, in quanto “l’attenzione idroelettrica ai corsi d’acqua di montagna la depriva del bene più prezioso per una produzione energetica quantitativamente decisamente insignificante rispetto ai fabbisogni nazionali”.
Questo appello è molto sentito soprattutto in Veneto, territorio dove il CAI e le altre associazioni hanno per prime posto il problema all’attenzione con la Carta di Pieve di Cadore. “Nonostante le oltre 3.000 centrali idroelettriche già esistenti in Italia, i pochissimi corsi d’acqua che mantengono condizioni di naturalità elevata sono soggetti a una pressione senza precedenti a causa degli incentivi statali alle rinnovabili”, questo il passaggio fondamentale dell’appello nazionale, che chiede in primis lo stop degli incentivi sul mini-idroelettrico.
In Veneto ad oggi sono ben 172 le richieste di nuove concessioni di sfruttamento idroelettrico. Le autorizzazioni, anche grazie alla pressione del CAI e delle altre Associazioni, sono sospese temporaneamente fino a che non saranno emanate le linee guida sulla VIA dal Governo, anche se la Regione sta continuando ad autorizzare diversi progetti di mini-idroelettrico soprattutto in Provincia di Belluno.
C’è attenzione al Matese, tra i più importanti acquiferi carsici dell’Italia meridionale, montagna protetta a metà, nel versante della Campania e da tutelare anche nel Molise, correggendo un’anomalia territoriale e sociale.
L’attività di monitoraggio di CAI, SSI e Federparchi, previste dalla Convenzione d’Intesa stipulata dalle tre Associazioni, consente di monitorare casi come quelli sopracitati e per far comprendere quanto i diversi ecosistemi siano collegati e influenzabili, quindi necessitino di particolare tutela.
Casi portati all’attenzione anche grazie la stampa sociale delle tre associazioni. La rivista del CAI Montagne360, lo scorso 26 febbraio a Padova, ha ricevuto la menzione speciale del Premio “Elio Botti – Come Acqua Saliente”, per il numero monografico “Acque fragili” uscito a maggio 2014. “M360 denuncia una serie di criticità in cui a livello planetario non è l’acqua che minaccia l’uomo, ma il contrario, l’acqua è minacciata dall’uomo: l’uomo che la inquina, l’uomo che la ruba ai torrenti, l’uomo che dell’acqua ne cambia l’habitat e il paesaggio…”, recita la motivazione.